Il volo dei falchi
Capitoli Extra
de "Il pianto della cicala"
Autore: Virgo08
Serie: Slam Dunk
Rating: NC-17
Pairing: Hanaru
Desclaimer: I personaggi di Slam Dunk appartengono a Takehiko Inoue.
Note:Natasa Kovacevic: giocatrice serba, sopravvissuta ad un incidente d’autobus nel 2013 nel quale ha perso la gamba sinistra. Stella del basket giovanile è diventata la prima giocatrice con una protesi al posto della gamba a scendere in campo accanto alle normodotate. Con grande forza d’animo e coraggio, a sorreggere un talento con cui aveva attirato l’attenzione di tanti club di Eurolega, l’ala di 1 metro e 88 centimetri si è ripresa la propria carriera.
TITOLARI IN CAMPOShohoku:Ryota Miyagi n. 4 – capitano, playmaker
Hisashi Mitsui n. 12 – guardia
Yasuharu Yasuda n. 5 – vice capitano, ala piccola
Satoru Kakuta n. 7 – ala grande
Hanamichi Sakuragi n. 9 - pivotRyonan:
Tomoyuki Uekusa n. 6 - playmaker
Hiroaki Koshino n. 5 – vice capitano, guardia
Akira Sendo n. 4 - capitano ala piccola
Kicchou Fukuda n. 11 - ala grande
Takeo Aoyama n. 7 - pivotDorayaki: è un tipo di dolce giapponese composto da due pancake, formati a partire dalla kasutera (un impasto simile al pan di spagna), e riempito al centro con l'anko, una salsa dolce rossastra ricavata dai fagioli azuki.
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Quando il morso dell’inverno cede al dolce respiro della primavera, ha inizio la parata nuziale.
Il falco freme, è giunto per lui il tempo di danzare ...
Capitolo Extra -
Only a week late ...L'aria fredda di novembre si condensa attorno alla sua bocca in piccole nuvole che si sciolgono subito dopo nella tiepida luce del mattino. Rei soffia l'alito caldo sulle dita intirizzite spostando il peso del corpo sulla gamba sana, in attesa. Si chiude nel piumino, liberando la fronte da un boccolo divenuto troppo lungo.
Sbuffa irritato.
Deve decidersi a tagliarsi i capelli.Porta lo sguardo sul canestro lontano, immobile, freddo e indifferente... abbassa la nuca sconfitto, imbronciando il viso da bambino e calciando con fastidio una pietra solitaria.
"... uff ..."
"Ehi."
Si risolleva illuminandosi all'improvviso: "Allora? Te l'ha dato?", si avvicina curioso all'alta e felina figura di Kaede, fissando felice il braccialetto smeraldo fare capolino dall'orlo della giacca, "Si! Evvai!". Alza gli occhi, umidi di gioia a stento trattenuta: "Ma è fantastico, Kaede! Posso?", senza aspettarsi risposta afferra il polso sottile del compagno, sfiorando con le dita l'ambito trofeo, "Wow ... guarda come brilla ...".
"Hn, è solo un pezzo di plastica."
Kaede ritira la mano, nascondendola nell'ampia tasca del pesante piumino. A Rei non sfugge un lampo di amarezza passare veloce in quelle iridi di notte. Abbassa lo sguardo osservando silenzioso la pesante sacca che Rukawa tiene a tracolla.
"Tsutomu ti ha dato il permesso per assistere alla partita?"
"Hn. Sì, sta parlando con mio padre. Partiamo fra quindici minuti al massimo."
"Beh, questo è un bene."
"... già ..."
Rei sorride triste, sa bene quanto tutto questo sia difficile e doloroso per Kaede: lo Shohoku si è presentato alle qualificazioni del Campionato Invernale come testa di serie del suo blocco, affrontando il Fukakusa e vincendo di soli quattro punti scarsi riuscendo, con non poca fatica, ad aggiudicarsi l'accesso alla finale.
Si chiude nelle spalle, indietreggiando di un passo.
La prima partita contro il "
Kaynan King" – la squadra più forte della prefettura – si è rivelata una prevedibile disfatta:
lo Shohoku ne è uscito sconfitto di ben ventotto punti.
La partita seguente è andata meglio ma il risultato, alla fine, non è cambiato:
la squadra di Kaede ha perso per soli sei punti contro lo storico Shoyo, e fra due giorni si giocherà il tutto per tutto con il temibile Ryonan di Sendoh.
Rei stringe le labbra, quasi sicuramente ad aggiudicarsi l'accesso al Campionato Invernale saranno Kaynan e Ryonan, considerato che quest'ultimo ha sconfitto lo Shoyo di sei punti ...
"Ormai per lo Shohoku è finita ... che senso ha continuare a lottare così? La prossima partita sarà solo un pro forma ..."
"Non è finita", la voce di Kaede gli appare sicura e limpida, quasi gli avesse letto nella mente, "se sconfiggiamo il Ryonan possiamo ancora giocarcela ai punti".
Rei solleva gli occhi sul viso delicato di Rukawa allargando, se possibile, maggiormente gli occhi ambrati; la forza di volontà di quel ragazzo è incrollabile e non ha eguali, di questo è sicuro.
E' la prima volta che incontra una persona così. Ingoia a vuoto.
"Hai fatto passi da gigante, non devi rimproverarti nulla. Dico sul serio. Sei l’orgoglio del Momiji, nessuno prima di te è riuscito a conquistarsi il livello 2 in poco più di un mese ..." sorride mostrando il braccialetto azzurro fare capolino dal polso alzato innanzi al suo viso triste, "... quando sei arrivato qui non parlavi, non mangiavi e a stento riuscivi a dormire. Adesso guardati! Hai ripreso peso, dormi otto ore per notte, studi e ..." solleva lo sguardo verso il canestro lontano, perdendosi un istante soltanto a inseguire il riflesso del sole nascente sul ferro arrugginito "... hai ripreso ad allenarti ...".
"Con una settimana di ritardo."
Quella constatazione, così amara e severa, zittisce Rei. Non sa cos'altro aggiungere o meglio, sa che non c'è nulla che possa dire o fare per sollevare Kaede dal suo senso di responsabilità.
"Tsutomu non ti ha dato il permesso per giocare, vero?
Puoi solo assistere ... è un peccato, con te in squadra avreste una possibilità in più di sconfiggere il Ryonan, potreste davvero giocarvela ai punti ..."
Kaede si chiude in se stesso. Lo fa sempre quando deve soppesare le parole con calma e attenzione: "In questo momento sarei d'intralcio. Non gioco con
loro da un mese. E' una partita troppo importante per rischiare così ...
resterò sugli spalti".
Si sta punendo. Questo pensiero non abbandona Rei da quando la notizia della prima sconfitta dello Shohoku è giunta al Momiji. Si chiede come sia possibile che Tsutomu accetti di lasciare andare Kaede così, pur sapendo quanto l'intera situazione gravi sulle sue spalle.
"Quando torni?"
"Hn, il permesso è di quattro giorni. Tornerò lunedì sera."
Sorride, rinfrancato.
Soli quattro giorni. "Tornerà."
Afferra al volo la palla lanciata dall'altro con un passaggio veloce e preciso.
"Tienimela tu."
"Ah ... sì ..."
"E poi ..." Kaede fruga nella sacca, tirando fuori un plico di fogli ordinatamente disposti in una cartellina trasparente. Gliela sporge con decisione, incapace di accettare un rifiuto come risposta, "... leggi questi".
Rei ubbidisce, osservando dubbioso i documenti stampati, cogliendo solamente alcuni titoli disparati:
basket in carrozzina, paraolimpiadi, nazionale, protesi e ... tira fuori un foglio scritto in inglese. Sembra un articolo di giornale, non comprende fino in fondo quanto c'è scritto ma rimane fisso sulla foto di una giovane ragazza occidentale: lo sguardo fiero e un pallone da basket poggiato sulla spalla destra.
Solleva lo sguardo, questa volta disorientato.
"Si chiama
Natasa Kovacevic, era l'astro nascente del basket del suo Paese. Ha perso la gamba sinistra all'altezza del ginocchio in un incidente stradale."
Istintivamente, Rei porta la mano sulla coscia sinistra cominciando a grattarla distratto.
"Nonostante questo si è ripresa la propria carriera, abituandosi nella lunga riabilitazione a giocare con una protesi al posto della gamba e della caviglia. E' tornata in campo, in un
match ufficiale tra atlete normodotate: con la
Stella Rossa ha segnato 5 punti in 15 minuti".
Kaede avanza di un passo, coprendo la distanza fra loro e portando le mani sulle spalle più piccole dell'altro.
"Se lo immagini, lo puoi realizzare." Stringe con forza maggiore obbligando il ragazzo a sollevare i grandi occhi castani, incatenandoli ai suoi: "
... come fly with me ...".
Finalmente, Kaede vede quelle iridi screziate d'ambra illuminarsi di una luce viva e sincera, la fiamma della determinazione riprendere vigore battito dopo battito.
Rei piega la testa di lato, lasciando scivolare sul viso sereno la cascata disordinata di ricci senza più curarsi di scostarli: "La pianti di parlare come un cioccolatino? Cos'è, a forza di ravanare su internet, sei incappato in uno di quei siti pieni di aforismi e frasi strappalacrime?".
Sorride col cuore tornando a scrutare i fogli che tiene in mano, sono tanti. Kaede deve aver passato ore alla ricerca di una spinta per trascinarlo via dallo stallo in cui si era calato da solo sei mesi prima.
Dondola la testa in segno di assenso: "Credi che se riprendo a studiare, posso farcela a non rimanere bocciato e passare in seconda?".
Non lo vede ma sa che Kaede lo sta guardando compiaciuto: "Hn, probabilmente no".
Solleva la testa di scatto, piccato, scontrandosi con lo sguardo velatamente canzonatorio dell'altro.
"Ma puoi sempre provarci. Parla con Tsutomu, ti aiuterà contattando la tua scuola."
Stringe la sfera sotto il braccio destro, sfiorandola con lo sguardo: "Gli chiederò anche di aiutarmi con la riabilitazione".
"Sì."
Kaede fa un passo indietro risistemando la sacca. Fissa il canestro lontano, inalando l'aria fredda di fine autunno voltandosi poi in direzione della fattoria. Suo padre e il signor Akishige escono dalla porta principale, avvicinandosi lentamente.
"Ci vediamo lunedì sera."
"In bocca al lupo per la partita."
Un lieve cenno della bella testa corvina e Kaede si avvia verso l'alta figura del padre, s'inchina in saluto al dottore e, lento, raggiunge l'uscita. Rei non può trattenersi dal cercare di raggiungerlo, quasi rincorrendo la sua schiena larga e sinuosa.
"Rei."
Si volta.
Tsutomu lo fissa tranquillo, le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni vecchi e consumati. Gli si avvicina sereno, scrutandolo con quei suoi occhi calmi, capaci di sondare l'animo delle persone.
Rei abbassa i suoi, troppo grandi per celare i pensieri che si agitano nella sua mente e nel suo cuore.
"A quanto pare sei appena stato
kaedizzato ..."
Sorride, nascondendo le gote rosse sotto la cascata disordinata dei ricci scomposti: "Mi toccherà impegnarmi seriamente da oggi in poi ...".
La risata calda e sincera di Tsutomu si libera leggera nel campetto, riempiendo il silenzio del mattino: "Vieni, vediamo quello che si può fare".
Rei si risolleva, risoluto: "Sì".
"Se lo immagini, lo puoi realizzare."
Avanza di un passo, deciso.
"Kaede mi ha regalato un sogno. Non lo deluderò!"
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Posa la sacca nello spazio dedicato ai piccoli bagagli, accomodandosi con un unico, fluido, movimento. Si perde a guardare la stazione oltre al finestrino, rilassando la schiena contro la poltrona comoda e pulita. Con la coda dell'occhio osserva suo padre placidamente seduto al suo fianco, assorto nella lettura di un quotidiano. E' bello viaggiare assieme a lui, non vi è necessità di parlare, lo si può fare in silenzio senza sensi di colpa. Se fosse con Masa, pensa, lo stordirebbe di parole fino a Yokohama. La mamma lo riempirebbe di domande e finirebbe col chiedergli se ha indossato le mutande nuove per il viaggio. Se si trattasse di Hanamichi, parlerebbero di tutto e di niente, beandosi della reciproca presenza.
Sorride mentre il treno inizia a prendere velocità, dando il via alla sua folle corsa.
Come un gigantesco proiettile.Estrae il cellulare scrivendo rapido un breve messaggio:
"Sto tornando. Ci vediamo domani?".
"Kaede."
Solleva lo sguardo dal display frenando il polpastrello sul tasto di invio. Suo padre non distoglie gli occhi dal giornale, voltando una pagina con distrazione.
"La mamma sta organizzando una festa a sorpresa per te e avrebbe piacere di passare questi giorni noi tre insieme ...", poggia il quotidiano sulle vecchie gambe incrociando le iridi velate dal tempo con quelle nerissime del figlio, "... so bene che vorresti andare dai tuoi compagni, hai solo due giorni, ma sarebbe bello se potessi accontentarla".
Ingoia a vuoto, abbassando le palpebre per primo: "... ma certo ...".
Avverte il sorriso caldo di suo padre avvolgerlo soddisfatto, prima di riprendere la lettura: "... ah, io non ti ho detto niente. Mostrati sorpreso, mi raccomando. Ci tiene tanto ...".
Sorride in rimando, cancellando l'ultima frase, triste e amareggiato.
Se solo avesse ottenuto quel dannato braccialetto una settimana prima ... adesso avrebbe più tempo ...
...
Tempo ... l'unica cosa che sembra scorrergli attraverso le dita, come sabbia, e più cerca di stringerlo, di afferrarlo, più quello fugge via.
Lontano.
Lasciandolo indietro.Invia il messaggio, poggiando il cellulare sulle labbra. Baciandolo non visto.
Tiepidamente.Indossa le cuffie, accende il walkman e s'inebria nelle note sparate al massimo volume. Guarda il paesaggio autunnale perdersi in una moltitudine di colori caldi e melanconici, poi chiude gli occhi e senza accorgersene si addormenta.
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"Sto tornando. Ci sentiamo questa sera. Buon allenamento."
Hanamichi si volta su un lato sopra al futon appena disfatto, giocando con una ciocca rossa, fissando il cellulare senza vederlo. Mette a fuoco la vecchia sveglia di suo padre, perdendosi nel basso ticchettio dell'orologio. Osserva immobile il lento scivolare del tempo ... riporta l'attenzione sul telefonino, rileggendo per l'ennesima volta il messaggio di Kaede.
Non gli ha risposto.Si sposta nel registro delle chiamate perse.
Kitsune (3)
Ricevuta, cellulare, ven 20:38
Stringe le labbra. Colpevole.
Eroso dalla gelosia. Piegato dall'inadeguatezza.
Quel messaggio ...
Kaede l'avrà mandato solamente a lui?
Oppure uno simile l'ha scritto anche per Sendoh? Si aggrappa ai capelli, mordendosi un labbro.
Fintanto che erano separati da più di mille kilometri era facile mentirgli, fingere che tutto andasse bene. Parlare di tutto e nulla, dei suoi progressi nel basket, della Gundan, della squadra, degli allenamenti speciali con Mitchi e Ryo-chan ...
Più difficile era ascoltare la sua voce calma e morbida, farsi giorno dopo giorno sempre più sicura e indipendente, raccontargli di quella sua nuova amicizia con un ragazzo senza gamba, descrivergli luoghi che non aveva mai visto, a lui sconosciuti, iniziando infine a utilizzare la cadenza tipica dell'est ... Kaede stava mutando, allontanandosi sempre di più.
E poi ...
Poi c'era Sendoh.
Oh, Kaede gli raccontava tutto anche quando lui preferiva non sapere.
Sendoh che, un mese prima, si era precipitato a Chitose fagocitando undici ore di treno e dormendo dove capitava.
Sendoh che, mentre lui era inchiodato a letto impossibilitato a muoversi, aveva passato un'intera giornata con Kaede.
L'asso del Ryonan era in crisi esistenziale e aveva pensato bene di correre da un ragazzo,
il suo ragazzo, ricoverato in una struttura di recupero, nel momento più fragile e delicato della sua vita...
Artiglia la pelle sensibile della nuca, richiamando gli occhi velati di Rukawa quella lontana sera di ottobre. Così confusi, così indifesi ...
Fosse stata l'unica volta!Quel maledetto
capelli a punta era risalito al Momiji due settimane dopo, riuscendo là dove lui aveva fallito pur con tutte le sue telefonate e i suoi continui incoraggiamenti.
Aveva sbloccato Kaede.Grazie a lui, la volpe aveva ripreso a giocare, ad allenarsi e a migliorare. Giorno dopo giorno.
"E allora tutte le mie chiamate?! Non ti sono servite a nulla?!!! Maledizione!!!! Ti sono rimasto accanto quando stavi male, su quella dannata spiaggia ci sono andato io e non Sendoh!!!! Io!!! E' con me che tu hai ..."
Sobbalza al vibrare del telefono che stringe in mano, fissando spaventato il display illuminarsi.
"Kitsune"
"Cazzo ..."
Rimane indeciso se rifiutare la chiamata.
Guarda l'ora: le nove di sera.
Trema.
Poi preme il pulsante di risposta: "Ehilà".
"Ehi", la voce pacata di Kaede riempie la sua mente,
"Tutto ok?".
"Sì, tu? Viaggiato bene?"
"Hn, arrivato verso le sei e mezzo.""Ah ... è lunga, eh?"
"Sì ... ho convinto papà a prendere l'aereo lunedì. Hai visto il messaggio?"Sempre diretto. Hana sorride mentre mente: "... eh ... scusa ...
gli allenamenti ...".
"...""..."
"La schiena?""A posto."
"Mi dispiace, domani non posso venire in palestra. Mia madre ha organizzato una giornata in famiglia.""Mmmm ..."
Sarà vero?
Deve credergli? Rimane in ascolto del silenzio indeciso di Kaede.
"Tranquillo, ci vediamo domenica. Ci sarai?"
"Che scemo. Certo che ci sarò! Sono tornato apposta.""... già ..."
"Sarò sugli spalti."Si rattrista, strappando involontariamente una piccola ciocca dolorosa.
"Così lontano ..."
"Ci sentiamo domani?""Certo, ti chiamo io dopo gli allenamenti."
"Sì.""Buonanotte, Kaede."
"...""..."
"... buonanotte, Hanamichi ..."Chiude la chiamata per primo, gettando il telefono lontano, in mezzo alla stanza. Si mette supino, coprendosi gli occhi con una mano.
Si maledice.Kaede è proprio lì, a pochi isolati di distanza, lo può raggiungere facilmente. Forse voleva addirittura chiedergli di andare da lui, stava cercando di invitarlo ...
Trema.
Di rabbia.E' a mille kilometri di distanza dal Momiji, lontano dalla sua rete di sicurezza. Non è ancora guarito e lui non ha saputo fare altro che comportarsi da perfetto stronzo ... fissa il soffitto, ingoiando il sapore della sua immaturità.
Kaede è vicino, molto vicino, addirittura nella sua stessa città. La stessa di Sendoh ...
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Posa il cellulare sul comodino, carezzando Nao placidamente addormentato sul suo stomaco. Fissa il gattino in parte confuso e in parte turbato.
Hanamichi è cambiato.Poco alla volta, chiamata dopo chiamata. Si è fatto più freddo e scostante.
Torna a fissare il telefono, distendendo le gambe sul caldo copriletto azzurro, infila gli auricolari nelle orecchie accendendo senza convinzione il walkman. Si chiude in se stesso, colpevole. Solleva il braccio destro osservando il braccialetto scivolare sul polso.
"Se solo fossi riuscito a ottenerti prima ..."
Sposta lo sguardo triste sulla foto dello Shohoku al Campionato Estivo, a stento riconosce i suoi compagni. Tutto gli appare così strano, diverso. Quella camera non la sente più sua. Così come il letto e il bagno.
Si sente un estraneo.Anche con i suoi genitori o con Nao ... non si sono visti per un mese intero: la mamma sembra aver recuperato un po' di peso, ma ha il viso più stanco di come lo ricordava, mentre papà ha i capelli più bianchi. E' sicuro che a ottobre non fossero così numerosi e le rughe ai lati del naso non erano tanto profonde. Nao, invece, è cresciuto.
Sorride, riprendendo ad accarezzare con maestria il suo manto lucido e soffice.
E Hanamichi? Come sarà? Gli saranno cresciuti i capelli? Li raccoglierà ancora in quell'assurda pettinatura? O li avrà tagliati? Non gliel'ha mai chiesto.
Sarà migliorato? Di quanto? E i suoi compagni?Chiude gli occhi.
Li riapre solo quando si accorge del viso di sua madre fare capolino dalla porta della sua camera: "Kaede, sei sveglio?".
"Hn" si solleva pigro, sfilando gli auricolari "Scusa, non ti ho sentita bussare".
Shiori sorride pacata: "C'è un tuo amico. E' venuto a trovarti".
Siede sul letto, rapido, quasi euforico, riscoprendo quel piacevole formicolio al centro dello stomaco.
Hanamichi ..."Ciao."
Si scontra con l'alta figura del capitano del Ryonan che, placida, sovrasta quella più esile di sua madre.
"Hn, che ci fai a quest'ora?"
"Ah! Scu-scusa ..."
Distoglie gli occhi sotto lo sguardo severo della mamma, ammonito per quell'uscita così scortese e poco educata.
"Prego, Sendoh-kun accomodati. Vi preparo un the."
"Grazie, signora. Non si disturbi, vado via subito ..."
"Nessun disturbo."
Akira rimane a osservare quella splendida apparizione svanire nell'aria calda del corridoio. Così silenziosa, così leggera ...
"Siediti dove vuoi, tranne che sul letto."
Si volta verso il kohai: un incomprensibile broncio deluso ne increspa la perfezione dei suoi lineamenti.
Sorride.
La stanza di Rukawa è pulita e ordinata. Essenziale.
"Siediti dove vuoi, tranne che sul letto."
Si avvicina serafico alla scrivania, sedendosi senza fretta sull'unica sedia presente: "Scusa per l'improvvisata, abbiamo finito gli allenamenti più tardi del previsto".
"Mmmm ..."
Kaede piega la nuca di lato, scrutandolo con quei suoi occhi così neri. Akira ha imparato che lo fa ogni qualvolta intenda accertarsi della sincerità di chi ha di fronte. Con lui si sente sempre nudo, gli è impossibile nascondersi dietro a un sorriso, per quanto allegro e sincero.
Abbassa le palpebre sui fogli che tiene in mano, sporgendoli tranquillo: "Tieni, sono gli appunti di Hikoichi", si accorge solo in quel momento del gatto immobile fra le braccia dell'asso avversario, intento a scrutarlo con la medesima severità del padrone, "Ah! Che bel gatto ... come si chiama?".
"Nao."
Rukawa afferra i documenti leggendoli interessato.
"Sono gli appunti che ha raccolto Aida in questi mesi sulle squadre della prefettura e di quelle che hanno partecipato al precedente Campionato Estivo."
"..."
"Come vedi, nel Sannoh non c'è più Sawakita. E' partito per gli Stati Uniti."
"L'ho saputo."
"Già ..." poggia le braccia sulle ginocchia, sporgendosi verso il compagno più giovane, indicando una fotocopia in particolare: "... questa è la squadra di Goto, si è aggiudicata l'accesso al Campionato Invernale".
"... hn ..."
"..."
"... è inutile starci a pensare troppo, tanto prima o poi lo dovremo comunque affrontare. Così ci togliamo subito il pensiero."
Akira sorride triste: "in realtà solo uno di noi due", mantiene fisso lo sguardo in quello di Rukawa. Ormai sa che ha compreso il vero motivo della sua visita.
Kaede posa i fogli di fianco, soffermandosi un attimo a raccogliere le parole. Senza allontanarsi.
"Se stai chiedendo la mia benedizione per lottare contro lo Shohoku senza contenerti, te la puoi scordare."
"Checcosa?!"
"Hn" Kaede incrocia le braccia sul petto drizzando la schiena "Se poi mi facessi il piacere di lasciarci vincere con
trentun punti di vantaggio te ne sarei profondamente grato".
"Trentun punti di vantaggio?!" Akira si raddrizza a sua volta, quasi saltando sulla sedia "Ma ... così lo Shohoku si guadagnerebbe l'accesso al Campionato ...".
"Però avresti la mia gratitudine."
Il numero sette del Ryonan si trova suo malgrado a grattarsi imbarazzato una guancia: "Non sarei dovuto venire ...".
"Concordo."
"Ah! Bruto!" Sorride sotto lo sguardo ironico dell'altro, fissando, per un momento soltanto, il braccialetto verde scivolare da sotto la manica bianca della tuta.
Spegne il sorriso in un'espressione sincera e dispiaciuta, volge le iridi sulla fotografia accanto a lui:
lo Shohoku al gran completo il giorno della vittoria contro il Sannoh.
"Sarebbe stato bello andarci insieme ..."
Si distende contro lo schienale, mettendo entrambe le mani intrecciate dietro la nuca. Osserva in silenzio Rukawa riprendere gli appunti, leggerli attento e concentrato. Completamente rapito, dimentico della sua presenza.
Torna a sorridere sereno, affatto offeso dal comportamento della matricola. Sta bene con lui, è piacevole passare il tempo in sua compagnia. Sa ascoltare, senza giudicare, a volte con un'ingenuità disarmante.
Anche se non l'ha mai chiesto, anche se ha sempre fatto di tutto per mostrarsi fallibile agli occhi dei suoi compagni, ha finito con l'essere idolatrato. Tutti lo cercano, ma con nessuno è riuscito a cucire un rapporto di vera amicizia.
Ci sono giorni in cui si sente irrimediabilmente solo, e soggiornare nel dormitorio della scuola, poi, non è certo di aiuto: la famiglia lontana, a Tokyo, così come gli amici d'infanzia. Eppure ... eppure quella di andare a studiare al Ryonan è stata una sua precisa scelta, non può recriminare su nulla.
Respira l'aria tiepida della stanza di Rukawa, socchiudendo gli occhi, stanco.
L'odore di una casa, il profumo di una famiglia seppur spezzata.Non ricorda più il numero di ragazze con cui è stato negli ultimi due anni, nel vano tentativo di riempire il vuoto che si porta dentro. All'inizio erano coetanee, ammiratrici che non mancavano d'incitarlo a ogni partita e che lo seguivano ovunque andasse. Era divertente ma anche stancante, e alla fine veniva rabbiosamente scaricato dopo un paio di uscite ...
"Non è possibile! Non sei il Sendoh che credevo!"
Già ma qual era il Sendoh che pensavano di conoscere? Allora aveva provato ad avvicinarsi a ragazze più
mature, forte del suo bell'aspetto e di un'innata disinvoltura. Anche in questo caso il risultato non mutava.
Troppo immaturo e impacciato.Dunque, non andava mai bene: o era troppo fissato con il basket, incapace di prestare le dovute attenzioni, o era poco più di un ragazzino da coccolare, con cui divertirsi una notte soltanto ... in fondo, desiderava solamente un po' di compagnia, nulla di più.
Torna a guardare la figura composta di Rukawa. Anche lui è solo e per motivi molto simili ai suoi. Venerato, forse più di lui, ammirato e invidiato ma sostanzialmente
solo.
Distende i lineamenti del viso, tranquillo e sereno, in questo momento della sua vita sta bene così, non desidera altro: giocare a basket, divertendosi e dando il massimo.
Rukawa lo sprona continuamente a migliorarsi, a non perdere la concentrazione e a non abbassare la guardia, mai. Con lui non può permetterselo, è questione di un attimo, di una distrazione, e quello lo scavalca come nulla fosse. Senza fatica apparente.
Per cui ha deciso di dare un freno alle sue folli uscite, alle storie occasionali terminate sempre con un rifiuto. Gli basta coltivare quell'insolita amicizia, senza troppi pensieri e vedere dove lo porterà.
Si volta in direzione del basso bussare, alzandosi l'istante in cui la madre dell'ex numero undici varca la soglia con un vassoio laccato in mano: "Il the è pronto".
"Ah, grazie mille."
Si fa da parte, rinfrancato dal dolce profumo di iris della giovane donna unito a quello speziato del the.
"Spero ti piaccia alla cannella. E' il preferito di Kaede."
Sorride mettendo entrambe le mani nelle tasche dei jeans, insolitamente intimidito: "Ah ... alla cannella va benissimo, la ringrazio infinitamente".
Rimane in disparte mentre la osserva posare il vassoio sulla scrivania, soppesando in silenzio una piccola scatoletta trasparente. Akira impiega qualche secondo a riconoscerla come un dosatore di pillole automatico.
Shiori ne estrae due pasticche: "Kaede, è l'ora".
Le porge al figlio assieme alla tazza, restando immobile a osservarlo con attenzione ingoiare le medicine. Akira abbassa le palpebre imbarazzato, fermandosi solo in quel momento a pensare alla tragedia che ha travolto quella famiglia. Torna a fissare la schiena minuta della madre di Rukawa, il suo collo flessuoso e le spalle strette.
Stringe le labbra, incapace di sorridere.
"Come fa a respirare ancora? Quanta forza ci deve mettere per alzarsi ogni mattina?"
Improvvisamente si sente in colpa per essersi precipitato a casa dell'asso avversario, ancora una volta per trovare la giusta motivazione a giocare con tutte le sue forze.
Risponde al commiato cortese della madre di Rukawa con cenno della testa, per poi tornare a sedersi al suo posto, questa volta più mesto e indeciso.
Si scontra quasi subito con lo sguardo freddo e severo del kohai.
"Che c'è?"
"Ah ..." afferra la sua tazza, perdendosi a contemplare il liquido scuro, "... no, è che ... stavo pensando a quanto tu e tua madre vi assomigliate ...".
Ancora, Rukawa inclina la bella nuca corvina all'unisono con il micio.
"E' davvero bellissima."
Registra appena il fulmineo scatto del gatto, trovandoselo addosso rapido e letale: gli occhi verdi socchiusi e una zampa poggiata sul cavallo dei pantaloni.
"Ah! Ru-Rukawa ... il ... il gatto ..."
Ma il giovane compagno non si scompone, beve il suo the in tutta calma interrompendosi di tanto in tanto per raffreddarlo con il suo soffio: "Hn ... dimmi solo se devo dare l'ordine a Nao di attaccarti o ti basta una secchiata d'acqua gelida. E' di mia madre che stai parlando, idiota".
Ingoia a vuoto, come il più grande dei cretini, con una tazza di the bollente in una mano e un gatto che tiene le sue parti intime in ostaggio.
"Va ... va bene così. Non ce n'è bisogno, era per dire ..."
Rukawa lo fissa da sotto la frangetta, schioccando la lingua soddisfatto: "Nao".
Akira torna a respirare solo quando il tenue peso del gattino scompare, come se non fosse ma stato lì ... lo vede tornare accanto al padrone, perdersi nelle sue sapienti carezze, quasi non si fosse mai mosso.
Sorride rallegrato bevendo il liquido caldo in un lungo, profondo, sorso. Osserva non visto l'altro riordinare con cura i fogli sparsi sul letto.
"Lo Shohoku ha giocato bene."
"..."
"Miyagi e Mitsui hanno fatto un ottimo lavoro con la squadra, l'hanno compattata, resa più unita."
"... sì ..."
"Anche Kakuta è migliorato molto, si vede che Mitsui l'ha preso sotto la sua ala, mentre Yasuda si è rivelato fondamentale in molte occasioni. Ho riconosciuto lo stile di Miyagi."
"..."
"Sakuragi, poi, è un demonio. La sua capacità in difesa è migliorata in maniera impressionante", sorride, finalmente Rukawa lo guarda interessato, "Hanno giocato due ottime partite. Certo, con il Fukakusa sono partiti un po' in difficoltà ma poi si sono ripresi. Contro il Kaynan hanno messo in campo tutto: velocità, destrezza, astuzia ...".
Torna ad appoggiarsi allo schienale, mani intrecciate dietro la nuca e sguardo rivolto al soffitto: "... ma nel Kaynan giocano ancora quelli del terzo anno, la vecchia formazione è rimasta intatta e questo significa ...".
"... Maki ..."
"... già, Maki. Inoltre l'altezza media della tua squadra si è notevolmente abbassata senza di te e Akagi. Mi dispiace per com'è andata, ma lo Shohoku non ha nulla da rimproverarsi. Hanno giocato bene. Anche contro lo Shoyo, nulla da dire, purtroppo il divario di altezza e di esperienza ha giocato a favore della squadra di Fujima. Ti assicuro che Sakuragi si è superato in quella partita."
"... lo so ..."
Guarda il super rookie di Kanagawa, sollevando un sopracciglio sorpreso: "L'avevo già notato durante l'amichevole, da quando siete così amici voi due?".
Rukawa non risponde, lo fissa con uno sguardo per lui indecifrabile.
Silenzioso. Akira si accorge di un sottile velo di stanchezza che gli appanna le iridi di ossidiana.
"Le medicine ..."
Si solleva con un unico movimento deciso: "Dunque ... io vado", infila le mani nelle tasche dei jeans sorridendo tranquillo, "ci vediamo domenica? Verrai alla partita?".
Rukawa lo imita, più stanco e annebbiato: "Sì, sarò sugli spalti con i miei genitori".
"Ah!"
Abbassa lo sguardo sotto quello severo dell'altro: "Stai di nuovo fantasticando su mia madre?".
"No! No! Giuro! Non gettarmi addosso il gatto! Domani avrò allenamenti tutto il giorno! Sono un bravo ragazzo!"
Si volta pronto a uscire, tentando di battere in velocità la piccola belva già pronta all'attacco.
Si ferma solo quando avverte il richiamo calmo e un poco impastato del ragazzo dietro di lui: "... gli appunti di Aida ...".
Si gira appena, tranquillo: "Tienili tu, sono fotocopie. Tranquillo, vi potranno servire se domenica perderemo di trentun punti!".
...
Respira l'aria fredda e umida della sera, chiudendosi infreddolito nel giubbotto stretto addosso.
Si volta e s'inchina innanzi alla madre di Rukawa: "Grazie per l'ospitalità. Scusate ancora per l'ora".
Shiori si stringe nel pesante golfino di lana, sorridendo tranquilla: "Nessun disturbo, Sendoh-kun, torna ancora a trovarci".
Si solleva scontrandosi con lo sguardo attento del kohai e della sua malefica fiera accucciata sulla spalla sinistra, attenta e pronta saltare. Scoppierebbe a ridere, se non fosse subito dopo preso per pazzo dalla bella mamma di Rukawa.
Si limita a sporgere una mano nella direzione del ragazzo più giovane: "Che vinca il migliore".
Kaede rimane fermo un attimo ancora, prima di ricambiare la sua presa con una altrettanto sicura: "Hn".
Akira pensa che se l'asso avversario scendesse in panchina, domenica, tanto basterebbe a destabilizzare il Ryonan e allora, forse, lo Shohoku avrebbe una possibilità in più di vincere. Vorrebbe dirglielo, forse dovrebbe dal momento che pensa a lui come a un amico,
l'unico, ma non lo fa. Si limita a fare un passo indietro, stringendosi nelle spalle.
"Mi spiace, prima il dovere ..."
Shiori sorride dispiaciuta: "E' molto tardi. Mio marito era stanco per il viaggio e si è addormentato sul divano, altrimenti ti avrebbe accompagnato a casa con la macchina. Mi spiace ...".
"Nessun problema, signora, dico davvero. Sono abituato a rientrare a quest'ora, faccio ancora in tempo per l'ultimo treno. Allora ...", Akira indietreggia allacciando lo sguardo con quello del compagno, "... buonanotte".
"Sì."
Sorride, voltandosi e chiudendo dietro di sé il basso cancelletto bianco, camminando tranquillo attraverso le strade silenziose del piccolo quartiere di bianche villette in stile occidentale.
...
Shiori rimane muta a scrutare il cancello chiuso, prima di stringersi al braccio del figlio: "Domani vuoi andare dai tuoi compagni?".
Avverte lo sguardo di Kaede avvolgerla dall'alto: "Hn ... no, domani sarò impegnato con una
festa a sorpresa in famiglia".
Rafforza la presa, ridendo sommessamente: "... noooo ...
papà te l'ha detto ...".
Incrocia le iridi con quelle del figlio, trovandole umide e calde: "Tranquilla, farò finta di essere sorpreso".
Allarga maggiormente il sorriso, poggiando la fronte su quella spalla forte e salda: "Bentornato, Kaede".
"Hn."
Si volta pacata, lasciando risuonare i zoccoletti in legno sul selciato di casa: "Mi aiuti con papà? Non voglio lasciarlo dormire sul divano ed è sempre di cattivo umore quando
qualcuno disturba il suo sonno ...".
"Ha tutta la mia comprensione."
Kaede rimane in ascolto della fresca risata di sua madre, alzando lo sguardo al cielo notturno: le luci dei lampioni e della città nascondono le stelle. Al Momiji è facile perdersi nella volta celeste, lo fa sentire connesso all’Universo in tutta la sua interezza e complessità.
Chiude gli occhi, inspirando a fondo quell'aria così diversa da quella cui si è ormai abituato e che sente come sua.
"Starò diventando una kitsune? Mpf ... buonanotte anche a te, Ken."
°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Hanamichi corre, mordendo l'asfalto senza fermarsi.
Vorrebbe mettersi a urlare con tutta la rabbia e la disperazione che sente dentro e, invece, riesce appena a respirare.
...
Si era sentito in colpa tutto il giorno per aver ignorato Kaede a quel modo, e dopo quell'ultima telefonata ... senza quasi rendersene conto, si era precipitato in strada sordo alle proteste di sua madre, desideroso solamente di poterlo abbracciare. Toccare.
Kaede era lì a Yokohama, in quello stesso momento, così vicino da poter essere raggiunto con poche falcate ... andare da lui era una necessità dettata dall'istinto, un desiderio conosciuto che gli bruciava le membra.
Doveva farlo, incurante della propria, folle, gelosia e di quel dolore che gli divorava il torace.
Poi ...
... Poi l'attimo prima che trovasse il coraggio per suonare il campanello, ecco aprirsi il pesante portone permettendo all'alta e serena figura del capitano avversario di uscire nella fredda notte autunnale.
Sendoh che era andato da Kaede.
Di nuovo.
Sendoh che si congedava amabilmente dalla giovane e bella madre di Rukawa, quando lui non era mai riuscito a far altro se non abbassare lo sguardo imbarazzato di fronte a lei.
Sendoh ... così più maturo, più bello e talentuoso ... e, forse, era stato addirittura invitato ...
Hanamichi avrebbe voluto urlare contro Rukawa chiedendogli cos'avessero fatto in camera sua mentre i genitori erano discretamente chiusi in soggiorno.
Non era riuscito nemmeno a varcare la soglia del cancelletto, palesando la propria presenza, marcando il territorio.
Terrorizzato dalla risposta. Da un suo sguardo infastidito.
Aveva indietreggiato fino ad accucciarsi dietro alla bassa siepe di casa Rukawa, e poi più indietro, nascosto dal muretto di un vicino, sperando di non essere visto.
Che idiota!
Infine, si era strappato veloce via di lì, correndo a perdifiato attraverso le vie assonnate del quartiere, pompando tutta quella la rabbia nelle gambe, prima che il respiro uscisse in un inequivocabile singhiozzo strozzato ......
Chiude gli occhi, rovescia la testa all'indietro. Avverte i polmoni bruciare ma continua a correre, senza fermarsi. Lontano da quella casa, da quel cancello, dalla figura serena di Sendoh, da quella scarmigliata di Kaede, da quel quartiere così maledettamente ordinato e pulito ... supera l'incrocio senza rallentare, oltrepassa la prima casa, la seconda, la terza, poi smette di contarle. Continua a correre fino a quando non vira di colpo a sinistra, buttandosi nel buio vicolo che costeggia il
loro campetto. Si ferma perché non ce la fa più.
Sta per vomitare. Si piega in avanti sorreggendosi alla rete metallica, ondeggiando avanti e indietro. Fissa le punte graffiate delle sue vecchie scarpe, liberandosi in un singhiozzo strozzato.
Fa male. Fa dannatamente male ..."Cazzo..."
Singhiozza ancora e ancora ... sbatte il pugno contro la rete più volte, sempre più rabbioso, sempre più disperato.
"Cazzo!
Cazzo!!! Cazzo!!!"
E continua così, fino a quando non avverte un lento scalpiccio alle sue spalle. Indietreggia spaventato, ammantandosi della notte.
Sendoh gli passa davanti, tranquillo e serafico, con le mani nelle tasche della giacca abbottonata e piccole nuvole di vapore che si condensano attorno alla bocca distesa.
Quella bocca ...
quanto di Kaede ha assaporato? Quanto succhiato? Morsicato?Hanamichi socchiude gli occhi, pericolosamente calmo: "Ti ammazzo".
...
Si rende conto solo dopo che avrebbe potuto ammazzarlo per davvero. Quando Sendoh gli giace innanzi, piegato contro la rete del campetto, con il respiro irregolare, spezzato, e lui si guarda le mani: le nocche sbucciate, macchiate di sangue non suo. Tremano senza che lui riesca a fermarle.
Torna a guardare il ragazzo rialzarsi, regalandogli la vista del suo bel volto devastato e un lampo confuso irradiarsi nelle iridi incredule: "... Ugh ... Cough ... Sak ... Sakuragi?! ...".
Hanamichi indietreggia terrorizzato.
"Cos'ho fatto?!"
Rimane immobile mentre l'altro si addossa alla rete, piegato sulle ginocchia, sputando sangue.
Hanamichi si volta in direzione dell'incrocio lontano, temendo, per un istante, di vedere Kaede correre in soccorso dell'asso avversario.
Non c'è nessuno.Chiude gli occhi, poi li fissa in quelli gonfi del rivale: "Che ti serva di lezione. Stai lontano da lui".
Akira zittisce ogni altra domanda. Non comprende le parole di Sakuragi, ancora una volta ne coglie solo l'impatto, l'intonazione perentoria. Poi rimane in ascolto del suo basso ringhio e dei passi che, lenti, si allontanano nella notte.
...
Il giorno dopo, per tutto il giorno, Hanamichi lascia il cellulare a casa.
Spento.°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Kaede raddrizza la schiena. Incrocia braccia e gambe sistemandosi più comodamente sulla poltroncina del palasport. Fissa l'attenzione sul tabellone segna punti: il sipario sull'eterna sfida tra Maki e Fujima è stato infine calato.
Kaynan 88 – Shoyo 80.
Inclina la testa pensieroso.
Il Kaynan si è appena aggiudicato il primo posto della prefettura di Kanagawa per il Campionato Invernale con tre vittorie consecutive.
E' stata una splendida partita, sofferta e combattuta; Kiyota è migliorato ancora sia in velocità sia in elevazione, perfezionando la precisione nei tiri da fuori.
Ingoia a vuoto, pare che finalmente abbia avuto il suo momento di gloria, sarà sicuramente riconosciuto come la matricola migliore delle qualificazioni.
Stringe un pugno frustrato, poi chiude gli occhi contando mentalmente: non si sbagliava, allo Shohoku servono almeno trentun punti in più per passare le qualificazioni.
Torna a guardare il campo, osservando senza particolare attenzione gli addetti pulire il parquet lucido.
La partita sta per cominciare e lui non è laggiù con la sua squadra ... assapora il rammarico cercando istintivamente il cellulare, nella tiepida speranza che Hanamichi l'abbia cercato. Ha bisogno di sentire la sua voce in questo momento, scusarsi una volta ancora per non essergli accanto e sentirsi rispondere che va bene così, che penserà a tutto lui, manterrà la promessa fatta:
lo porterà al Campionato Invernale ...
Nessuna chiamata.
Nessun messaggio.
Stringe le labbra deluso. Così vicini, eppure così distanti ... la notte passata è stata la prima, dal giorno del ricovero, che non si sono augurati la buonanotte. Quel piacevole rituale è stato bruscamente interrotto, Hanamichi non l'ha cercato e non ha risposto alle sue chiamate. Il telefono sempre spento ...
Non era così che si era immaginato quel breve ritorno a casa.Riporta l'attenzione sugli spalti opposti nel momento esatto in cui Maki e compagni stanno prendendo posto. Ne incrocia le iridi, rispondendo al discreto saluto del capitano del Kaynan e a quello più mesto di Kiyota.
Cerca il senpai Akagi con Kogure già seduti poco più in basso, non distanti dagli amici di Hanamichi e Mitsui. La tentazione di alzarsi e andare a chiedere loro notizie sull'amico comune gli brucia nel petto ... stringe la lana calda del pullover insicuro e indeciso.
"E' già iniziata?"
Si volta in direzione della voce trafelata di sua madre, rinfrancandosi alla vista della sua figura fresca e leggiadra: "No, devono ancora iniziare il riscaldamento".
Toglie la giacca dai posti accanto al suo, permettendo ai genitori di sedersi. Osserva curioso i sacchetti di patatine e popcorn posati sul grembo materno e le bottigliette d'acqua custodite fra le mani di suo padre: "Hn, guardate che non siamo mica al cinema".
"Eh? Ma lassù c'è una ragazza che li vende ..."
Inarca un sopracciglio, intimamente divertito.
Pare quasi una bambina ...Si volta a guardare il campo l'attimo in cui avverte il chiacchiericcio che li circonda farsi assordante, levandosi in un grido eccitato.
Il Ryonan è appena sceso in campo.Kaede artiglia i braccioli raddrizzandosi teso.
Stringe i denti. Il cuore ha iniziato a pulsare dolorosamente, aggrovigliandogli lo stomaco.
Vuole essere laggiù. Desidera giocare a basket!
Trema.
Perchè? Perchè Tsutomu non gli ha dato il permesso di giocare? Perchè gli ha imposto di guardare dagli spalti? Perchè non dalla panchina?Sente le iridi inumidirsi, detestandosi per quella sua debolezza ... e il braccialetto non gli è mai sembrato tanto pesante.
Vorrebbe strapparselo di dosso ...Segue il singulto sorpreso di sua madre, osservando con maggior attenzione il volto di Sendoh: la luce impietosa dei riflettori mette in risalto tutte le sfumature dei lividi sulla sua faccia.
Si volta all'unisono con Shiori guardandola confuso.
"Non sarà successo la scorsa sera, vero? Lo sapevo ... dovevamo riaccompagnarlo in macchina ..."
Kaede non risponde, torna a guardare il capitano avversario intimamente turbato. Abbassa gli occhi, prende il cellulare alla ricerca di una richiesta d'aiuto che non trova ...
...
Koshino si avvicina al capitano sistemandosi i pantaloncini della divisa: "Cominciamo col riscaldamento?".
Akira si volta sorridente, il labbro spaccato ha ripreso a tingersi di rosso: "Direi di sì. Prepariamoci".
"Mmmm ..." Hiroaki fa un rapido cenno d'assenso ai ragazzi della squadra, chiudendosi in un silenzio preoccupato, dà poco credito alla storia del balordo che ha cercato di rapinarlo due sere prima. Chi diavolo potrebbe prendere a pugni a quel modo un bestione di centonovantacinque centimetri per ottanta kili come Sendoh? E poi, cos'è quella storia delle uscite serali?
Sospira.
Era da maggio che Sendoh non usciva più di nascosto, infrangendo il regolamento del dormitorio scolastico ... da dopo l'amichevole con lo Shohoku pareva aver finalmente messo la testa a posto dandosi una calmata. Niente più ragazze, niente più scandali.
Certo, era sempre un inguaribile ritardatario, perennemente perso nei suoi pensieri ma adesso era più concentrato sul gioco e affidabile.
Con lo sguardo cerca fra il pubblico la forza trainante che ha dato inizio a quell'insperato cambiamento: "Sendoh, c'è Rukawa sugli spalti".
"Sì, l'ho visto."
"Chi è quella ragazza?"
"Mh? Dici quella seduta accanto a Rukawa? Eh! Eh! E' sua madre."
"Bella ..."
Akira cinge le spalle del compagno, salutando tranquillo l'asso avversario con una mano: "
Gli dei della fortuna sono venuti a vederci giocare, cerchiamo di fare bella figura".
Hiroaki si volta sorpreso e, davvero, non sa dire a chi stia rivolgendo lo sguardo Sendoh in quel momento. Se a Rukawa o alla bellissima donna seduta accanto a lui ...
...
Hanamichi calpesta il parquet lucido seguendo la schiena di Ryota e Mitsui, gli occhi bassi, chiuso in se stesso.
Ignora le urla d'incitamento della Gundan sugli spalti, si sgranchisce afferrando un pallone sporto da Kuwata, rigirandolo fra le mani sbucciate. Sa che
lui è lì, percepisce quel suo sguardo così intenso trapassargli la schiena.
Lo sta guardando, forse confuso o, forse, no. Probabilmente è deluso dal suo comportamento o, peggio, ferito.
E se Sendoh gli avesse raccontato tutto?Stringe le labbra.
A quel punto l'avrebbe perso definitivamente.Non ha il coraggio di voltarsi per scoprirlo, eppure ... eppure Kaede è lì, respira la sua stessa aria e, se solo lo volesse, potrebbe vederlo ...
Basta girarsi.Palleggia veloce. Corre verso il canestro. Salta.
Dunk!Raccoglie la palla, la stringe con forza sollevando colpevole lo sguardo e, finalmente, dopo tanto,
lo vede.
Kaede.Più bello di come lo ricordava. Con gli occhi umidi, nerissimi e luminosi. I capelli lasciati crescere in lunghe ciocche che lambiscono il collo perfetto e la pelle perlacea che ha ritrovato la luminosità perduta ... sorride, non c'è astio o biasimo nel suo sguardo. Solo calore.
"Ha ripreso peso ..."
Solleva un pugno in alto, nella sua direzione, pianta i piedi in terra rimanendo ritto sulle gambe con il pallone sotto il braccio sinistro: "Tranquillo, ti portiamo noi al Campionato".
Mitsui gli si affianca. Senza parlare alza il pugno imitandolo, subito seguito da Miyagi e dagli altri compagni.
"Ah! Kaede, ti stanno salutando!" Shiori mette entrambe le mani sulla bocca, quasi a cercare di frenare l'emozione crescente.
"Hn."
Si volta, divertita dall'evidente imbarazzo del figlio. Felice per quella dimostrazione d'affetto della squadra: "Forse dovresti rispondere, non si muovono da quella posizione ...".
"Non ci penso proprio.
Che idioti ..."
Si volta verso il campo, inclinandosi impercettibilmente verso il figlio: "Però ... ah! Anche le manager ... e Anzai-san ... mi sa che devi proprio rispondere ...", senza pensarci solleva il piccolo pugno in direzione dello Shohoku.
"Ma che fai? Ti ci metti pure tu?"
"Ah! Lo striscione, guarda!"
Rukawa segue il dito di sua madre: un lungo lenzuolo bianco è stato appena disteso dagli amici di Hanamichi e Mitsui. Sopra, scritte a mano, due semplici frasi.
"Shohoku 50 punti per la vittoria! Is’t facil!"
"Ma quanto sono cretini!"
"Kaede ...", riporta l'attenzione sulla figura composta di suo padre, "... i tuoi compagni ti stanno pregando di affidargli la vittoria".
Blocca il respiro, sorpreso.
Fiducia.E' quello che Hanamichi e gli altri gli stanno chiedendo.
E' quello che Tsutomu voleva riscoprisse. Per questo motivo era lì, sugli spalti, e non in mezzo a loro. Per dare fiducia, riprendendosi ciò che Kenji gli ha così dolorosamente strappato via.
Serra le palpebre, frenando le lacrime.
Commosso.Si alza in piedi, fissa le iridi liquide di Sakuragi e, con tutta la forza che ha in corpo, solleva il pugno in alto.
"Go!"
...
"
Is’t facil? Ma che hanno scritto quegli ignoranti?" Fukuda si avvicina a capitano e vice grattandosi la testa curioso.
"Più che altro quei bastardi pensano davvero di poterci battere con cinquanta punti di scarto?!" Koshino strappa la palla al compagno, dirigendosi verso il canestro, "Gliela faremo vedere cosa significa sottovalutare il Ryonan!".
Sendoh sorride divertito. Osserva Rukawa tornare a ricomporsi sulla poltroncina, palesemente a disagio.
Lo sguardo fisso sulla sua squadra, fermo sul numero nove."Mi sa che il dio della vittoria non è qui per noi."
"Eh?!" Fukuda lo guarda confuso e Akira non può fare a meno di allargare ulteriormente il proprio sorriso nonostante le ferite gli brucino ancora.
Una pacca decisa sulla spalla del compagno, poi si tuffa in mezzo alla squadra iniziando il riscaldamento: "Mettiamocela tutta!".
...
"Sta per cominciare il secondo incontro di oggi ..."
Una dolce ma decisa voce femminile risuona amplificata nel palazzetto, invitando i presenti a prendere posto in silenzio.
"... il liceo Ryonan scende in campo contro il liceo Shohoku. Passiamo a presentare le due formazioni in campo ..."
"Inizia! Sono così emozionata!"
Kaede ingoia in silenzio, senza più rispondere all'entusiasmo crescente di sua madre o delle persone che lo circondano. Completamente assorto. Concentrato.
"Cominciamo dallo Shohoku, con l'uniforme rossa. Numero 4! Ryota Miyagi."
Il capitano si avvicina ai compagni schiaffeggiando il cinque a turno. Sorride fiero, risistema i polsini, scambia una rapida battuta con Ayako, poi scende in campo.
"Numero 5! Yasuharu Yasuda."
"Vai Yasu! Dacci dentro! Siamo tutti con te!"
Allarga le palpebre, intimamente colpito. Sendoh aveva ragione: lo Shohoku si è compattato ancora di più in quell'ultimo mese e il senpai Yasuda pare aver maturato una consapevolezza maggiore.
"Numero 7! Satoru Kakuta."
Kakuta avanza con decisione, determinato. Kaede inclina impercettibilmente la testa, pare essersi irrobustito, sicuramente ha perso quell'aria un poco insicura che si portava sempre appresso.
Senza accorgersene cerca la mano di sua madre, stringendola con forza.
"Ci siamo."
"Numero 9! Hanamichi Sakuragi."
"DACCI DENTRO TESTA ROSSA! SEI TUTTI NOI!!!!"
"FACCI SOGNARE!"L'ovazione che rimbomba in tutto il palasport è corale. Kaede dischiude le labbra, mentre vede Hanamichi schiaffeggiare con disinvoltura il cinque di compagni e manager per poi raggiungere il centro campo. Senza spacconate o proclami imbarazzanti. Saltellando sul posto, come a scaricare la tensione crescente.
"Forza!!! Sakuragi-kun!" Shiori saluta quel ragazzo così strano a cui deve la vita del figlio, alzando il pugno felice, "Metticela tutta!".
Kaede inspira a fondo, rasserenato. Alla fine Hanamichi non si è più rasato i capelli nè li ha lasciati crescere acconciandoli in quell'assurda banana, si è limitato a un taglio corto e sportivo che gli dona. Anche se, deve ammetterlo, quella scimmia saltellante pronta a vomitare proclami a destra e a manca gli manca un po'.
"Numero 12! Hisashi Mitsui."
"Vai Mitchiiiiiiiiiiii!!!!"
"Fight!"Mitsui frena la corsa un attimo prima di raggiungere i compagni. Si volta in direzione degli spalti, verso Kaede. Poi torna a girarsi verso un posto lasciato vuoto sulla panchina dello Shohoku, facendo un cenno ad Haruko. La piccola Akagi dispone rapida la maglia con numero 8 di Rukawa sulla panca, mettendoci sopra la foto del compagno.
"Ma che ..."
Una preghiera veloce e l'anima ardente raggiunge gli altri, affiancandosi soddisfatto.
"Tu sei tutto scemo!", l'indignazione di Miyagi è appena contenibile, "Guarda che Rukawa è qui! Ti ho già detto di smetterla con 'sto vizio! E' già abbastanza imbarazzante così ma oggi ci sono pure i suoi genitori! Ci fai fare la figura dei deficienti ...".
Mitsui mantiene lo sguardo fisso di fronte a sè con un appena percepibile broncio sul viso duro: "Abbiamo giurato che l'avremmo portato sempre con noi. Non si abbandona un compagno in difficoltà".
"Sì, ma ci sono i genitori! Lo capisci che è ..."
"Ma la piantate voi due?!", Sakuragi li zittisce con una rapida occhiata fugace, è stranamente serio e concentrato, quasi rabbioso, "Arriva il Ryonan".
"Passiamo ora alla formazione del Ryonan, uniforme bianca. Numero 4. Akira Sendoh."
Il palazzetto si riempie di un'ovazione piena, estasiata, accompagnando l'elegante figura del capitano del Ryonan sul parquet lucido.
Hanamichi muove rapido le iridi verso gli spalti, temendo con tutto se stesso di leggere ammirazione nello sguardo di Rukawa.
Non saprebbe sopportarlo."Ehi."
Akira si ferma di fronte a lui, petto in fuori e mani suoi fianchi. Il volto è un arcobaleno di lividi, e Hana non riesce a impedirsi di sentirsi male alla loro vista; registra gli occhi sorpresi dei compagni nel fissare il viso devastato del numero quattro.
"Che ti è successo?" la voce di Miyagi gli giunge sinceramente preoccupata ma il numero quattro avversario non risponde, si limita a chiudersi nelle spalle ruotando il collo indolenzito.
Sakuragi stringe i pugni, nascondendo le nocche sbucciate nelle pieghe dei pantaloncini, impietose testimoni di quanto successo due sere prima. Sa bene che, se Sendoh avesse voluto, avrebbe potuto farlo espellere dalla squadra a tempo indeterminato, forse per sempre. Per quanto ne sa lui, le motivazioni del suo attacco sono state di ragione antisportiva e non dettate dalla sua folle gelosia ... sarebbe bastato che lo denunciasse alla scuola o direttamente alla commissione sportiva per farlo allontanare dai campi di gioco.
Abbassa lo sguardo.
Kaede cosa penserebbe di quella sua azione?Chiude gli occhi innanzi all'immagine di quelle iridi farsi fredde e dure, cariche di delusione e rimprovero.
"Numero 5. Hiroaki Koshino."
Koshino si affianca al capitano, innanzi a Miyagi, freddo e borioso al contempo: "Cinquanta punti? Siete seri?".
Ryota sorride in rimando: "Solo perchè il nostro asso oggi non è con noi".
"Checcosa?! Ma se siete sull'orlo del baratro ormai!!! Per voi è finita!"
"Numero 6. Tomoyuki Uekusa."
Uekusa si affianca a Koshino ricambiando il pugno, disinvolto.
"Numero 7. Takeo Aoyama."
"Ah! Hanamichi, il
samurai."
Sakuragi solleva la testa inchiodando lo sguardo in quello freddo e fiero di Aoyama, ritrovando un po' della sua baldanza: "La katana l'hai lasciata in panchina,
samurai?".
Il numero sette si aggiusta il codino, sorridendo beffardo: "Pronto a saltare, Sakuragi?".
"Numero 11. Kitcho Fukuda."
Fukuda si avvicina ai compagni, piazzandosi in silenzio. Visibilmente carico, pronto a sostenere il capitano qualora fosse necessario.
Akira respira col naso gonfio, sorridendo tranquillo, incoraggiando con lo sguardo la squadra: "Prendete posto".
Un attimo prima di allontanarsi avverte il brontolio basso di Sakuragi arrivargli alle spalle, un soffio appena percepibile alle sue sole orecchie: "Immagino debba ringraziarti".
Si volta appena, lasciando trapelare tutta la sua offesa con occhi che pretendono rispetto: "Mi devi molto di più". Poi, come colto da un'improvvisa rivelazione, rimasta nascosta fino a quel momento, cerca e trova il numero otto sugli spalti, "... è così,
lui, sarebbe Rukawa?".
Sorride provocatorio allo sguardo impaurito del rosso.
Si risistema la divisa, voltandosi: "Te lo puoi scordare".
"Diamo inizio all'incontro che vede contrapposto il liceo Shohoku al liceo Ryonan!"
"Hanamichi, prendi posizione! Muoviti!!!!"
"Palla a due!!"
...
Hanamichi salta con tutta la rabbia e la disperazione che avverte esplodergli dentro. Su, sempre più su. La mano tesa e lo sguardo fisso sulla palla.
"UOOOOOOOH!"La schiaffeggia con forza, anticipando Aoyama già in fase discendente.
"Quel maledetto rossino! Quanto salta! Sembra volare!!!!"
La palla viene abilmente intercettata da Miyagi che rapido la porta nella metà campo avversaria, lanciandola sapientemente a Mitsui già piazzato al lato sinistro del canestro, sulla linea dei tre punti. Il numero dodici l'agguanta e salta senza quasi fermarsi.
Parabola perfetta.Canestro!
Tre punti per lo Shohoku.E' Sendoh a recuperare la palla, lancia a Uekusa e si dirige rapido oltre la metà campo. Sakuragi, Kakuta e Yasuda sono già disposti a difesa, Miyagi in centro e Mitsui che, rapido, risale in appoggio.
"Arrivano!"
Hanamichi avanza su Uekusa accerchiandolo con Miyagi, mentre Mitsui prende il suo posto in difesa.
"Di qui non si passa, testa rasata!"Il ringhio di Hanamichi è potente, intimidatorio. Da solo basta a spiazzare l'avversario. Il numero sei passa a Fukuda, tagliando in mezzo al campo ma il passaggio viene prontamente intercettato da Kakuta.
"Grande!"
Kakuta avanza, passa a Miyagi che veloce lancia a Sakuragi, il quale la passa a sua volta a Yasuda.
"Vai, Yasu!"
Il numero cinque tenta di penetrare l'area avversaria, elude Uekusa e tenta il tiro venendo però intercettato da Sendoh. Non perde il possesso della palla, piuttosto rinuncia al tiro lasciandola scivolare in basso verso Mitsui e Sakuragi. Il numero nove recupera palla, ripassandola immediatamente a Miyagi.
"Pensaci tu! Reimposta l'attacco Ryo-chan!"
Il capitano dello Shohoku palleggia veloce, cercando uno spiraglio, un compagno smarcato, ma il Ryonan si è già chiuso in una difesa serrata.
"Maledetti!"
Tenta una serie di finte, prova a svincolarsi dalla marcatura di Uekusa poi passa a Hanamichi.
"Tua!"
Nulla di fatto.
Aoyama, freddo e implacabile, ruba la palla.
"Merda!"
Il Ryonan riparte in attacco. Rapido. Veloce.
Letale.La palla viene lanciata a Sendoh che la passa con abilità a Koshino già piazzato nell'area avversaria.
"Yasu, fermalo!"
Tiro.Canestro.
Due punti per il Ryonan.Sakuragi arpiona la palla, la lancia a Kakuta che la passa in alto a Mitsui pronto sulla linea da tre avversaria.
"Bloccate il dodici!"
Sendoh risale per dare manforte a Koshino. Hisashi penetra, tenta il tiro ma all'ultimo finta per Ryota.
Passaggio perfetto. Il numero quattro dello Shohoku lancia a Yasuda alla sua sinistra. Hanamichi e Kakuta sono già pronti sotto il canestro.
Il numero cinque afferra rapido la palla, fermo sulla linea dei tre. Salta e tenta il tiro.
"RIMBALZO!"
Hanamichi, Kakuta, Aoyama e Fukuda saltano all'unisono ma è Sakuragi ad avere la meglio.
"ENTRA DENTRO MALEDETTA!!!!!!!"Dunk!"Uah!" Shiori batte le mani eccitata, non ricordava più quanto fosse bello assistere a una partita di basket, eppure, quando era al liceo, andava spesso a vedere Macchan giocare, "Forza Shohoku!".
Kaede rimane muto, immobile, mentre le iridi vibrano in fibrillazione.
Trema. Non c'è una sola cellula del suo essere che non stia urlando in questo momento, gridando con tutta la forza che possiede un'unica, inascoltata, supplica:
"Fatemi giocare con loro!".
...
Sendoh avanza verso l'area avversaria, è circondato da Sakuragi e Yasuda, si abbassa, palleggia con destrezza cercando un varco per passare. Lo trova. Elude il numero cinque penetrando ulteriormente, tira a canestro e Fukuda salta in una combinazione perfetta.
Halley hop. Canestro!
"EVVAI!!!!! MITICI!!!!!!"Akira e Kicchou si scambiano un cinque veloce, risalendo immediatamente in difesa.
Hanamichi agguanta la palla passandola al proprio capitano, correndo in attacco assieme agli altri.
Un solo pensiero invade la sua mente.
"Lui è qui! Mi sta guardando. Non posso perdere!"
Corre.
Salta.
Impreca.
Corre ancora ... Sendoh sempre davanti con i suoi lividi, la sua voglia di rivalsa, la sua classe innata. Hanamichi non si è mai sentito così, neppure quando pensava di amare Haruko e di odiare Kaede. Neppure allora si era visto tanto immaturo e inadeguato ...
ma adesso? Come competere con un rivale di quel calibro?Muove le iridi in direzione degli spalti, verso la sua volpe fissa sul gioco.
"Guarda me. Ti prego, guarda solo me ..."
Sendoh agguanta la palla lanciandosi verso il canestro, divorando il parquet con una rapidità tale da lasciare indietro tutti gli altri.
Solo.Lui e la palla come compagna ...
Proprio come Kaede.
Paiono fatti della medesima sostanza ..."HANAMICHI FERMALOOOOO!!!!"Sakuragi lo insegue spinto dalla sua stessa disperazione, raggiungendolo l'attimo esatto del salto:
"UAAAAAAH!".
FIIIIIIIIII!!!!
WOSH!!!!"Basket count! Fallo del numero nove dello Shohoku! Un tiro libero!"
Hana atterra e solleva il braccio remissivo. Respira a fatica.
Sconfitto."Merda! Merda! Merda!"
"Accidenti ..." Mitsui gli si affianca grattandosi la nuca, "... è riuscito a fare canestro nonostante gli fossi addosso ...".
"Fa niente, Hanamichi, non ci pensare. Mettiamoci in posizione e manteniamo il ritmo", Miyagi schiaffeggia pivot e guardia sulla schiena, invitandoli a muoversi.
...
WOOOOSH!!!!Il rumore della palla che sfiora la rete è insopportabile alle sue orecchie, è come una campana che, a ogni rintocco, rammenta a tutti i presenti la sua impotenza.
Cerca Kaede.
"Guardami ..."
"Ehi" si volta, sorpreso, in direzione della voce pacata di Sendoh. Akira solleva il dito verso il tabellone: "Siamo venti a ventitré per noi. I cinquanta punti in più sono lontanucci, cosa ne dici di cominciare a concentrarti sul gioco?".
Riporta l'attenzione sui suoi compagni pronti a partire: "Io non sono Rukawa, questi giochetti non funzionano con me". Afferra la palla, lo sguardo diretto al canestro avversario: "Oggi io ti annienterò", poi scatta in avanti, verso la sua squadra, pronto ad afferrare la vittoria ...
...
Ryonan 36 – Shohoku 31
Il primo tempo scivola così, fissandosi in quel risultato duro e indifferente.
Kaede volge lo sguardo sul campo deserto per poi spostarlo sullo striscione appeso:
"Shohoku 50 punti per la vittoria! Is't facil!".
Chiude gli occhi.
"Ce la faranno."
"Kaede hai fame?"
Si volta verso sua madre, rifiutando le patatine offerte: "No, grazie".
"Sicuro? E' quasi ora di pranzo ..."
Sospira paziente: "Tranquilla, mangerò più tardi".
Torna a guardare il campo, chiuso in se stesso.
"Rukawa?"
Si alza d'istinto al richiamo cauto di Akagi, fermo accanto alla poltroncina occupata da suo padre: "Senpai".
Raggiunge l'ex capitano e Kogure, salutandoli pacato. Insieme, si allontanano avvicinandosi alla balaustra di ferro.
"Ti trovo bene, hai ripreso peso", Kogure sorride benevolo sotto lo sguardo silenzioso di Rukawa, rinfrancandosi nell'averlo ritrovato nuovamente in salute, "Come ti sono sembrati i ragazzi?".
Kaede poggia entrambe le mani sul parapetto, ispira a fondo l'aria calda del palazzetto, inclinando impercettibilmente la nuca corvina: "I senpai Miyagi e Mitsui hanno fatto un lavoro encomiabile".
Akagi sorride con gli occhi, mani in tasca e sguardo perso sul campo: "E' duro non poter giocare con loro".
Una constatazione, quella, a cui Rukawa non può fare a meno di assentire con slancio, nascondendo subito dopo le iridi dietro la lunga frangia.
Lento, si volta alla ricerca di una complicità che trova con l'imponente compagno fermo al suo fianco: "... ma forse è grazie alla nostra assenza che Sakuragi, Yasuda e Kakuta hanno potuto migliorare così tanto ...".
A Takenori pare di vedere Kaede sorridere sereno, senza più nascondersi, ma è solo un attimo prima che quel viso torni serio anche se privo di tensione. L'ex numero quattro si appoggia a sua volta alla ringhiera, sorridendo in rimando: "Sei cambiato. Pare che il ricovero ti abbia giovato".
"Akagi!" Kogure gli si affianca ansioso, abbozzando uno sguardo imbarazzato in direzione dei genitori di Rukawa.
Il kohai non pare offeso o infastidito, al contrario, si piega in avanti poggiando il viso sul palmo di una mano, tranquillo.
Kiminobu risistema gli occhiali prima di domandare un impacciato:
"Quando parti?".
"Domani mattina."
"Ah ... di già?"
"Si, il permesso è di pochi giorni. Devo continuare con le terapie."
"..."
"..."
"..."
"E la neve? E' già arrivata a Chitose?"
"... Mmmm ... No. Fa più freddo in confronto a qui, ma ancora niente neve. Probabilmente per Capodanno."
"..."
"..."
"..."
"Riesci a giocare a basket?"
"C'è un piccolo campetto. Mi alleno ogni giorno."
"Bene."
"Dopo la partita, andiamo tutti in palestra. Ayako e Haruko hanno preparato un piccolo buffet per festeggiare la vittoria. Vieni con noi?"
"... va bene. Grazie."
"E dello striscione che mi dici?"
Kaede solleva un sopracciglio in un gesto eloquente.
"Cosa vuoi che dica?" Akagi sbuffa esasperato, roteando gli occhi verso l'alto, "Quegli invertebrati sono riusciti a convincere le ragazze a scrivere quella stupida frase! Non si capisce neanche cosa vogliano dire! E' facile o non lo è? Per la miseria! Mitsui è addirittura in terza!".
Ancora, a Takenori pare di intravedere un pallido sorriso sul volto di Rukawa, il tempo di un batter di ciglia e il kohai torna statuario e concentrato.
"Mi piace come stanno giocando." Kaede non stacca gli occhi dal tabellone, ha parlato con tono pacato, sereno, forse addirittura fiducioso, "Magari cinquanta punti no, ma se riescono a farne altri trentasei senza più prenderne, riusciranno a passare le qualificazioni. Sono a metà strada. Più o meno ...".
Akagi si schiarisce la voce, improvvisamente arrochita da un'emozione profonda: "Se avessero giocato così sin dall'inizio, avrebbero sicuramente vinto contro lo Shoyo. Purtroppo erano in rodaggio e sono migliorati partita dopo partita ... hanno ... hanno fatto passi da gigante, sono sbalordito".
"Già ... possono ancora farcela. Non è detta l'ultima parola."
Rukawa si risolleva sgranchendo la schiena nel momento esatto in cui le squadre rientrano in campo.
Inizia il secondo tempo.Incrocia le iridi incerte di Hanamichi.
Solleva senza esitazione alcuna il pugno fendendo l'aria deciso, subito imitato dai senpai al suo fianco.
"Go!"
...
Sakuragi e compagni prendono posto in campo seguiti dai membri del Ryonan.
Hanamichi respira tensione, avvertendo il peso della promessa fatta alla sua volpe. Tutta la responsabilità e il folle desiderio, mai sopito, di mutarsi nel bianco cavaliere dall'armatura scintillante pronto a esaudire ogni più piccolo desiderio dell'amato ...
"Se vinco, diventerò il suo eroe e Sendoh non sarà che un brutto ricordo!"
"Ehi, posso chiederti a cosa stai pensando? I cinquanta punti sono sempre più lontani ..."
Si volta verso il numero quattro bianco, pronto a scattare: "Chiudi quel forno! Animale! Ti ho già detto che questi giochetti con me non funzionano!".
Akira sorride intimamente divertito, piega le ginocchia molleggiando un paio di volte. Sposta rapido lo sguardo in direzione degli spalti: "Ah! Rukawa ci sta guardando!", morde debolmente il labbro ferito cercando di non sciogliersi in un'inopportuna quanto temeraria risata l'attimo in cui la scimmia rossa lo segue spaventato, quasi terrorizzato.
"Che scemo! E' troppo facile prenderlo in giro!"
"Hanamichi, che diavolo combini! Vuoi concentrarti!"
Sakuragi scuote la testa più volte piazzandosi in centro. Aoyama pronto a saltare, fisso su di lui. Freddo e implacabile.
"Palla a due!"
...
Ancora, il numero nove ha la meglio sul pivot del Ryonan, agguantando per primo la palla e passandola deciso all'indietro, nelle salde mani di Kakuta.
"Maledizione a quella scimmia! Come diavolo fa?!!!"
Il sette rosso passa immediatamente a Mitsui, pronto sulla linea da tre avversaria. Finta a sinistra, poi a destra, infine la guardia passa la palla a Sakuragi mentre si dirige rapido e solo a canestro.
Hanamichi salta e ...
"Fermalo Aoyama!!!!"
DUNK!!!!"EVVAI!!! MITICO SAKURAGI!!!!!!""IIIIIIS'T FACIIIIIIL!!!!"Dalla panchina dello Shohoku tutti i ragazzi si alzano all'unisono, saltando sul posto. Ayako e Haruko si scambiano un cinque solidale, sorridendo rinfrancate.
"CORAGGIO SAKURAGI!!! FIGHT!"Kaede sorride con gli occhi, risistemandosi sulla poltroncina. Mai avrebbe immaginato che quella stupida frase, pronunciata in una mattina come tante, sarebbe diventata il motto di quella banda di scapestrati; e non fatica a immaginare chi sia l'idiota che l'ha ripescata dal calderone dei ricordi dopo tutto quel tempo ...
"Quanto sei cretino ..."
Con la mente torna a quelle mattine, a quel loro piacevole incontrarsi, cercarsi, avvicinarsi ... fissa la schiena del numero nove, promettendosi di chiarire cosa si sia incrinato fra loro in quell'ultimo mese. Deve farlo assolutamente prima di partire per Chitose, e non gli restano che poche ore.
...
Fukuda passa a Uekusa che rilancia a Koshino poi, in un sincrono perfetto, scattano all'attacco. La guardia del Ryonan arriva nella metà campo avversaria portando la palla a Sendoh, il quale penetra e, nonostante la marcatura di Sakuragi e Kakuta tira.
Canestro.
"Merda!"
"Dai! Non fermiamoci! Attacchiamo!" Ryota passa a Mitsui che fagocita il campo con poche rapidissime falcate, salta, lancia... tiro da tre punti.
WOSH!!!!Koshino rimette la palla in gioco passandola a Sendoh, il quale elude prima Mitsui e poi si dirige implacabile verso Yasuda. Si ferma - i compagni in posizione - passa a Fukuda che penetra nell'area difesa dallo Shohoku. Lotta con Sakuragi, s'infila in mezzo al rosso e a Kakuta, protegge la palla voltando le spalle al canestro, flette le ginocchia e salta con tutta la forza che ha.
Canestro!!!!
"'fanculo!"
Hanamichi arpiona la palla, la rimette in campo passandola a Ryota.
"Via! Via! Andiamo!!!!"Miyagi arriva in prossimità della linea dei tre punti, si volta e proietta la palla nelle mani di Mitsui dietro di lui. Hisashi la lancia sotto canestro - verso Kakuta - ma la difesa è troppo serrata e il numero sette è obbligato a passare a Sakuragi al suo fianco.
Hanamichi pensa veloce.
"Se tento il canestro rischio troppo! Questi bastardi ci pressano da fare schifo ... ‘fanculo!"
Decide di effettuare un passaggio alto verso Yasuda fermo sulla linea dei tre: "Vai Yasu!!!!".
Si riposizionano, il vice capitano allunga nuovamente a Hanamichi ma Aoyama intercetta il passaggio.
"Ancora! Maledetto samurai!!!!"
Palla a Koshino, e il Ryonan riparte all'attacco.
"NON FATELI SEGNARE!!!!! DI-FE-SA!!! DI-FE-SA!!!!!"
Lo Shohoku ripiega ma il Ryonan si è già piazzato. Koshino corre rapido e deciso, porta la palla a Uekusa che tenta il tiro nonostante Hanamichi e Kakuta siano già saltati a difesa del canestro.
Sakuragi intercetta il tiro, Mitsui recupera la palla e riparte all'attacco.
"ALLA GRANDEEEE!!! RAGAZZI, CORRETE!!!!!"
Il numero dodici dello Shohoku corre, corre, pressato da Aoyama, Uekusa e Koshino. Lancia la palla verso il canestro, Yasuda e Hanamichi in appoggio.
Il rosso salta.
Halley hop."LI SAPPIAMO FARE ANCHE NOI, BASTARDIIIII!!!!!!!!"
Canestro!
Kaede si alza in piedi, ignorando lo sguardo attento del padre e i richiami di sua madre. Sente le lacrime pungere gli occhi.
"Hanamichi ..."
In silenzio, si muove camminando fino alla balaustra. Si aggrappa al ferro freddo mentre il suo corpo è scosso da fremiti violenti e il desiderio di correre in campo gli brucia l'addome: "Coraggio, ce la puoi fare ...".
Si piega in avanti frenando il desiderio di urlare il nome di quel pazzo che si sta sacrificando a tal punto per realizzare la promessa fattagli, invocandolo con tutta la sofferenza che avverte addensarsi nel petto: "...
Hanamichi ...".
Per tutto il tempo che resta Kaede rimane così, aggrappato al parapetto con gli occhi umidi di commozione a frenare l'istinto di gettarsi sul campo e correre accanto ai suoi compagni.
Per lottare con loro."Forza!"
...
Fukuda mette a segno un canestro perfetto, frutto di un passaggio altrettanto impeccabile del suo capitano.
Kakuta rimette in gioco la palla lanciandola rapido a Sakuragi. Il numero nove parte in una corsa disperata, veloce, sempre più veloce, inseguito da compagni e avversari.
Staccandoli tutti."E' fatto così? E' questo il mondo, quando tutto quanto rimane dietro di te? E' questo quello che vedi, volpe?"
Solleva lo sguardo sul canestro, fissandolo sull'anello lontano.
"Più in alto ... ancora più in alto!"
Raggiunta la linea dei tiri liberi, arpiona la palla e, semplicemente, fa la cosa che per lui è più naturale.
Salta."Come fly with me, kitsune!"
FIIIIIIIIII!!!"CHECCOSA?!"
"IMPOSSIBILE! DALLA LINEA DEI TIRI LIBERI?!!!!!""MA E' UN AIR WALK?!!!!""STA ... STA VOLANDO?!""WUOOOOOOOOH!!!!"Kaede spalanca gli occhi, stringe il ferro sporgendosi in avanti, incapace di contenersi oltre: "FORZA, CE LA PUOI FARE! LANCIA QUELLA PALLA!!!!!".
STONK!!!!Silenzio.In tutto il palasport rimbomba, assordante, un silenzio sbigottito.
Quello strano ragazzo dai capelli rossi se ne resta così, appeso al canestro - come appollaiato - mentre tutti permangono immobili sul posto.
Un falco gettatosi sulla sua preda.Solo il suo respiro, basso e profondo, riempie l'aria resasi tanto calda da sembrare insopportabile.
Hanamichi si stacca, atterrando nel momento esatto in cui l'ovazione crescente del palazzetto infrange quel silenzio immobile che ha imbottito il campo sino a pochi attimi prima.
Solleva lo sguardo verso gli spalti, allacciando le sue iridi appagate a quelle liquide di Kaede. Muove il pugno, tronfio e pieno di ritrovata boria, pronto a salutare la vittoria appena conquistata ...
"Canestro non valido!"Blocca il braccio a mezz'aria voltandosi in direzione dell'arbitro, interrompendo bruscamente il contatto con gli occhi della sua bella volpe.
"Cosa?!"
"Come sarebbe a dire canestro non valido?!"
Mitsui si avvicina rabbioso all'uomo, subito frenato da Miyagi: "Calmati! Ha ragione lui. Il tempo era scaduto prima che Hanamichi saltasse ...", il capitano abbassa gli occhi rassegnato, "... la partita era già finita".
Hisashi fissa l'amico al suo fianco, poi si sposta sul tabellone lontano, infine abbassa la testa sconfitto: "... 'fanculo ...".
Ryonan 68 - Shohoku 67
Si chiudono così le qualificazioni invernali della prefettura di Kanagawa, vedendo primeggiare due squadre soltanto: il Kaynan e il Ryonan.
"FINE DELL'INCONTRO! Tutti sulla linea centrale!"
Hanamichi raggiunge mesto i compagni in centro al campo, insensibile ai festeggiamenti avversari che lo circondano. Ingoia la sconfitta dal sapore così simile alle lacrime, avanza senza voltarsi, incapace di reggere lo sguardo di Kaede.
Avanza e non si gira....
Sendoh si lascia cingere dai compagni euforici, ricambiando le strette amichevoli intimamente felice e soddisfatto.
"E' stata una bella partita."
Solleva la nuca in direzione degli spalti, sorridendo sereno. Saluta con un gesto veloce della testa Rukawa, inchinandosi impercettibilmente innanzi alla figura di Shiori accanto al figlio e a quella di Hiroki poco più indietro. Poi viene trascinato dalla squadra in centro al campo nell'euforia generale.
...
"Kaede?"
Shiori poggia una mano sulla spalla del ragazzo immobile al suo fianco, fissando preoccupata le nocche tingersi di bianco tanta è la forza con cui sta stringendo il parapetto.
"Kae ..."
"Sto bene." Kaede si lascia andare in un lungo soffio, liberando il ferro duro e nascondendo le mani nelle tasche dei jeans, "Peccato, era un bel canestro, avremmo vinto. Anche se non sarebbe bastato per farci guadagnare il Campionato Nazionale".
Si volta in direzione della mano forte e nodosa che si è appoggiata pesantemente sulla sua spalla sinistra: "Vai da loro. Noi ti aspetteremo a casa".
Dondola la nuca, ringraziando triste il padre: "Sì, ci vediamo per cena".
Infine, torna a fissare muto il campo.
"Grazie. Grazie a tutti."
°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Hanamichi rovescia la testa all'indietro, lasciandosi massaggiare dall'acqua bollente. Beve acqua e doccia schiuma senza aprire gli occhi.
Dalla schiacciata, non ha più pronunciato una sola parola: senza rispondere agli incitamenti di Haruko o ai complimenti dei compagni, si è chiuso in un mutismo ostinato. Poco gli importa di sentirsi ripetere di aver giocato una grande partita.
Ha perso.Lo Shohoku ha affrontato le qualificazioni claudicante? Beh, anche il Ryonan. L'unica differenza è che Sendoh ha vinto.
Stringe le labbra, tremando senza riuscire a placarsi. Lascia scivolare le lacrime, subito lavate via dall'acqua.
"Sendoh! Sendoh! Sendoh!"
"Maledetto! Maledetto! Maledetto!"
Alla fine, il bianco cavaliere dall'armatura scintillante è sempre e solo lui ... così simile a Kaede, così diverso. Sempre determinante. Sa far brillare compagni che altrove sarebbero poco più che giocatori discreti, spingendoli verso la vittoria ...
Sendoh spinge.
Kaede trascina.
E lui?
Cosa sa fare lui? A parte far scrivere stupidi proclami su uno striscione e fare promesse che non riesce mantenere?
Permette a un singhiozzo di sfuggire fra i denti stretti, porta entrambi i pugni sullo stomaco per infine piegare la testa in avanti.
"E adesso?"
Avverte un singulto strozzato alla sua destra.
Si volta impercettibilmente osservando Mitsui immobile sotto la doccia: non si muove, il collo piegato e i capelli incollati sul viso a coprire gli occhi velati. Hanamichi ricorda solo in quel momento che, per il cecchino, quella è stata l'ultima occasione di giocare una partita ufficiale con tutti loro.
Chiude il getto dell'acqua e arpiona veloce l'asciugamano avvolgendolo attorno ai fianchi: "Ehi, Mitchi, andiamo? Ayako e Haruko ci hanno cucinato un banchetto con i fiocchi. Non hai fame?".
Sorride sotto al
"Sei un animale" soffiato fra i rivoli d'acqua poi, solo, torna dai compagni per rivestirsi in silenzio.
"E adesso?"
...
Quando aprono la porta dello spogliatoio, Rukawa è già lì. Interrompe il suo parlare sommesso con il signor Anzai, staccandosi dal muro e avanzando di un passo: "Ehi".
"Rukawa!!!!"Kakuta gli va incontro sincero e felice. Kaede lo saluta sereno, rispondendo alle domande degli amici senza scomporsi o mostrare fastidio per la loro innocente curiosità.
Nonostante l'euforia contagiosa, Hanamichi non solleva lo sguardo dal pavimento, rimane in disparte, soppesa la sacca stanco, incapace di continuare a fingere oltre. Sente lo sguardo inquisitore di Mitsui al suo fianco e quello urgente della volpe che, instancabile, persevera nel suo cercare un contatto fra loro.
"Perchè sei qui? Perchè non vai da Sendoh a festeggiare?"
All'arrivo di Ayako e Haruko il numero nove pare riprendere vita, avvicinandosi lento alla piccola Akagi: "
Haruko-chan, ti aiuto?".
Sordo alle proteste pacate della ragazza, recupera una sacca e gran parte degli asciugamani che tiene strette fra le braccia: "Non è necessario, Sakuragi! Non pesano e poi oggi hai dato il massimo in campo, sarai stanco ...".
"Questo è vero! Il tifo era tutto per noi, ragazzi! Avete fatto faville!" Ayako sia affianca a Miyagi, fresca e solare.
"Ma abbiamo perso."
Quella constatazione è sfuggita al suo controllo, implacabile e crudele. Hanamichi non riconosce nemmeno la propria voce, resa ancor più profonda e roca dall'angoscia crescente.
Silenzio.Stringe le labbra dispiaciuto all'abbassarsi delle palpebre della ragazza innanzi, impossibilitato a voltarsi per sostenere il proprio fallimento.
"Che ci stai a fare con un perdente come me? Tu, che sei nato per vincere ..."
"
'fanculo, sentite io ho fame. Che si fa?" Mitsui avanza, fissando deciso il capitano incapace di accettarne la resa.
Miyagi sorride in rimando: "Mi sembra ovvio, andiamo in palestra e concludiamo questa giornata nel migliore dei modi! Abbiamo un compagno da salutare!".
Hanamichi si affianca ad Haruko, scudo collaudato contri i suoi più intimi tormenti.
"Forse le cose dovrebbero andare così: io con Haruko e tu con Sendoh."
Solleva non senza esitazione lo sguardo sull'ampia schiena di fronte a lui: Kaede cammina tranquillo, ascoltando i racconti di Mitsui e Ayako. Piccole briciole di una quotidianità perduta.
"E' sempre così fra noi, sei continuamente un passo davanti a me. Tu trascini ed io t'inseguo ..."
Chiude gli occhi.
"Basta, sono stanco."
Abbassa la testa, fermo nel corridoio. Avverte lo sguardo di tutti scivolargli addosso.
"Sakuragi?" Haruko al suo fianco lo guarda da sotto in su, visibilmente preoccupata.
"Che c'è? Ti fa male la schiena?" Ryota torna sui suoi passi, avvicinandosi attento ma Hanamichi non si muove, rimane fisso sugli asciugamani stretti fra le grandi mani ambrate: "Allora?".
All'improvviso il rosso muta espressione, trasformando il viso fino a quel momento triste e abbattuto in una maschera decisa. Solleva le palpebre inchiodandole in quelle lontane di Rukawa: "Volpe, devo parlarti. Vieni con me".
Un ordine perentorio il suo, cui Kuwata e Ishii non possono impedirsi d'indietreggiare. Kaede inclina la bella nuca corvina, le lunghe ciocche danzano all'unisono scivolandogli sul viso, carezzandolo soavi.
"No."
Hana solleva la testa di scatto, gli occhi sgranati per la sorpresa, incapace di rispondere a quel diniego tanto risoluto.
Infine, Rukawa si volta tranquillo affiancandosi ai senpai: "Ho fame. Dopo", in silenzio invita i compagni a riprendere il cammino.
Verso la luce."Ehi ..." Ryota si accosta alla scimmia rossa scrutandola severo: "... cerca di andarci leggero con lui. Non è colpa sua se abbiamo perso".
Rimane in attesa di una risposta, di un grugnito in rimando ma Sakuragi è tornato apatico, come incapace di reagire. L'ultima volta che l'ha visto così, è stato un mese prima, a un passo dal ricovero di Rukawa ...
°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Quella che avrebbe dovuto essere una festa per l'avvenuta qualificazione alle Nazionali, ha ora assunto i contorni di un accorato saluto per l'asso della squadra.
Hanamichi rimane, per tutta la durata di quel commiato improvvisato, all'interno dei confini sicuri della Gundan e di Haruko. Di tanto in tanto, fugace e non visto, sposta l'attenzione sul volpino lontano, attorniato da Akagi, Kogure, Mitsui e Miyagi. Lo vede mangiare sereno, bere tranquillo, sorridere con gli occhi e ascoltare i compagni parlare. Kaede risponde calmo alle domande di guardia e capitani, si complimenta con Kakuta e Yasuda per i progressi fatti e, infine, s'intrattiene un po' con Ayako.
Non si volta verso di lui neanche una volta. Non lo cerca, nè si avvicina.
Hana si odia l'istante esatto in cui si scopre a provare nostalgia per quelle loro lontane giornate fatte d'incertezza, quando Kaede stava così male da non riuscire nè a mangiare nè a dormire; quando l'aveva trovato sulla spiaggia solo e spezzato e lui era, dei due, quello forte e affidabile.
Pareva avere tutte le risposte, allora, sembrava riuscire sempre a fare la cosa giusta, anche se era solo una sua illusione. Kaede si era completamente affidato a lui in quel periodo e, questo, l'aveva fatto sentire maledettamente bene ...
Beve la bibita fredda, svuotando il bicchiere in un solo sorso:
dunque è così che funziona fra loro? Se Kaede è a pezzi va bene, mentre se torna in forze lui scappa?"Haruko-chan posso averne ancora un po' per favore?"
La piccola Akagi prende il bicchiere sporto, sorridendo gioviale: "Ma certo! Vuoi anche un po' di
dorayaki?".
"Si, grazie! Ho ancora fame!"
Yohei attende che la neo manager si sia opportunamente allontanata, prima di avvicinarsi all'amico: "Guarda che non è la tua cameriera personale, le cose puoi andare a prenderle da te. Mh?". Sposta l'attenzione sul tavolo lontano, il buffet organizzato dalle ragazze sta gradatamente esaurendosi. Haruko prende un piatto e comincia a riempirlo, si ferma e timidamente scambia qualche battuta formale con Rukawa lì accanto: "Non vai a salutarlo?".
Hanamichi lo scruta rabbioso e Yohei pensa di dover incassare un pugno ben assestato poco sotto lo sterno. Il suo migliore amico pare essere regredito a quella domenica di un mese prima: pregno di rancore e pronto a deflagrare.
Sorseggia sconsolato un sorso di bibita gasata prima di voltarsi e riprendere a parlare con Okusu e Takamiya, ignorando una volta ancora un comportamento che non comprende.
Da quanto Hanamichi non gli parla più?°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Il primo pomeriggio cede il passo alle ore più stanche e, lenta, la luce del sole perde, minuto dopo minuto, di forza e calore.
La festa è finita.Uno a uno i ragazzi si congedano, salutandosi con amichevoli pacche sulla schiena, rassicurandosi a vicenda, tentando di superare quella bruciante sconfitta.
Mentre fuori senpai e coetanei riprendono la via di casa, Haruko e Ayako iniziano a pulire la palestra aiutate dai compagni più giovani.
"Vi aiuto?"
Hanamichi si avvicina alle ragazze ma è Kakuta a parlare per primo, frizzante e gioviale: "Qui ci pensiamo noi, Sakuragi! Vai a casa a riposarti, oggi hai giocato come un leone! Te lo sei guadagnato!!!".
Hanamichi sorride senza proteste, allontanandosi subito dopo. Titubante.
Raggiunge gli amici, chiudendosi nel piumino. Il contrasto con l'aria calda della palestra è impietoso: "Si va?".
"Noi andiamo a farci un giro al Pachinko ..." Yohei avanza severo, pronto a non accettare un rifiuto da parte dell'altro, "... tu hai dei saluti da fare e non siamo più disposti a farti da balia".
Hanamichi deglutisce, muto, poi solleva lo sguardo verso il cancello della scuola: Kaede lo sta aspettando.
Solo."E adesso?"
Chiude gli occhi.
"E adesso ... è finita."
...
Camminano silenziosi: Hanamichi davanti, mani nelle tasche della tuta e sacca gettata in spalla, mentre Kaede resta più indietro fisso sulla sua schiena.
Quando il numero nove non avverte più il lento scalpiccio dell'altro, frena il passo. Si volta appena: Rukawa resta immobile con gli occhi rivolti sul marciapiede lastricato; alla loro destra, l'alta rete del
loro campetto li osserva nell'aria silente di novembre.
Hanamichi non può impedirsi di tornare con la mente a due sere prima, quando Sendoh giaceva scomposto proprio dove ora si trova la volpe. Abbassa lo sguardo alla ricerca di piastrelle screziate di sangue rappreso.
Le trova a pochi passi dalla punta delle scarpe di Kaede.
"Merda."
Nasconde maggiormente le mani ferite, terrorizzato, convinto che il compagno stia fissando quelle macchie in ascolto della loro silente confessione.
"E' stato lui! L'ha colpito lui!!!!"
Deglutisce, spostando l'attenzione sul canestro lontano.
Quanto sono distanti quelle loro mattine ..."Perchè mi accompagni a casa?" Kaede ha parlato con voce bassa, mononota.
Sakuragi si chiude nelle spalle in risposta, d'istinto sulla difensiva. Non smette di guardare l'anello di ferro, cercando un coraggio che non trova.
"A casa ci sono i miei, non possiamo andare da te?"
"Guarda che mia madre e Kei-chan non passano le giornate sempre in giro", ha parlato con rabbia, senza frenare la volontà di ferire. Tutta la sua inadeguatezza sta infine traboccando, riversandosi su quello che ritiene essere la principale causa del suo dolore.
"Con Haruko sarebbe stato tutto più semplice."
Non si volta, non guarda le iridi ferite di Rukawa. Ingoia veleno, senza sapere come affrontarle.
Con la coda dell'occhio lo vede abbassare la testa, nascondendo il volto sotto la cascata disordinata dei capelli: ecco, è tornata la sua fragile volpe spezzata.
E' bastato così poco ..."Scusa."
La voce di Kaede adesso è quasi un sussurro e Hanamichi deve frenare le gambe per evitare di corrergli incontro e abbracciarlo con tutto il trasporto che sente crescere dentro. Eppure, solo pochi attimi prima, è stato proprio lui a cercare di fargli più male possibile, nel pallido tentativo di far riaffiorare quel Kaede di cui si è innamorato.
Quel Kaede che ha occhi per lui soltanto, che non comunica con nessun altro, e non lascia avvicinare nè compagni, nè tantomeno avversari. Nessuno.
Solo lui.Per un istante, uno soltanto, si trova a sfiorare un pensiero che gli scioglie il sangue nelle vene, mordendogli lo stomaco.
"Se ti distruggo adesso, sarai mio per sempre."
Spaventato da quella folle idea, si allontana di un passo.
Kaede lo osserva da sotto la lunga frangia, ponendo il polso destro fra loro. Solleva la manica della giacca lasciando intravedere il braccialetto verde: "Se solo fossi riuscito a ottenerlo una settimana prima, avremmo potuto giocare insieme oggi ...", abbassa i pugni, frustrato e pieno d'ira verso se stesso, "... mi dispiace di averti lasciato da solo. Scusa".
Hanamichi dischiude le labbra, d’improvviso sommerso da una tristezza di cui non ne percepisce la fine: "Non sono arrabbiato per quello".
La bianca volpe lo guarda con occhi confusi e Hana si accorge solamente in quel momento che Kaede
non sa.
Non sa quanto quel suo avvicinarsi all'asso avversario, così simile a quello che c'è stato fra loro, l'abbia fatto soffrire in quell'ultimo mese.
Non sa che due sere prima si era precipitato a casa sua, solo per scoprire di essere stato anticipato, una volta ancora, proprio dal suo più acerrimo rivale.
Non sa quanto la sconfitta dello Shohoku rappresenti per lui un fallimento personale ...Risistema la sacca avvicinandosi in silenzio.
Afferra quella mano destra nuovamente fredda e tremolante, stringendola con forza; neppure la notte in cui l'ha trovato sulla spiaggia, Kaede era tanto fragile. Hanamichi si chiede se, davvero, lui rappresenti l'appiglio sicuro di cui la volpe gli ha parlato, quello che negli incubi cerca e non trova, quanto piuttosto non si stia rivelando quella forza misteriosa che lo schiaccia spingendolo nel fondo dell'abisso ...
"Andiamo a casa mia."
Quando si muove nel senso opposto, tornando sui suoi passi, non rimane sorpreso di sentire Kaede seguirlo mesto e obbediente. Stringe la sua mano tiepida senza più voltarsi, trascinandolo nell'aria fredda del tardo pomeriggio.
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"Accomodati. Preparo un the", ripone le scarpe ordinatamente nella scarpiera, posa la sacca nel corridoio e accende la luce del salotto procedendo spedito in direzione del cucinotto. Lascia Kaede da solo nell'entrata, senza preoccuparsi di offrirgli le pantofole. Con lui, non riesce più a mantenere un'unica linea di comportamento: un momento prima è gentile, quello dopo, crudele. Con tutte le volte che è stato scaricato, pare non aver imparato a troncare un rapporto in maniera delicata ...
Sospira, mentre meccanicamente prepara il the.
Avverte un fruscio dietro di lui: senza vederlo sa che il volpino si è accoccolato sotto il kotatsu.
Silenzioso e arrendevole."Ci siamo ..."
...
Scivola attento sui tatami.
Solo il ticchettio dell'orologio e il tintinnare dei bicchieri sul vassoio laccato osano vibrare nel silenzio immobile della stanza.
"E' pronto."
Non si aspetta risposta, posa il portavivande sul tavolo, abbassandosi ad accendere la stufetta del kotatsu.
Per tutto il tempo Kaede non si muove, pare in attesa che lui gli dica cosa fare o, forse, è Hanamichi a sperare che sia così.
Gli sporge un bicchiere mentre degusta il suo con urgenza. Si risistema su un cuscino, aspettando di comprendere dove quel suo assurdo comportamento lo stia conducendo: verso un chiarimento o, molto più probabilmente, incontro a un bel pugno in faccia ...
Rukawa soppesa la propria tazza, carezzando il bordo con il polpastrello senza accennare a voler bere. Inumidisce le labbra in evidente difficoltà accorgendosi, non senza fastidio, del lieve tremolio delle dita.
Ferma il suo carezzare prima di nascondere le mani sotto al kotatsu: "Ieri pomeriggio avrei voluto passare in palestra per salutarvi ... stare un po' con te ... ma mia madre ci teneva così tanto a rimanere insieme dopo tutto questo tempo, che non me la sono sentita di deluderla ...", inspira l'odore dei tatami affidando ad essi il proprio turbamento, "... ho trovato mio padre più invecchiato del previsto e la cosa mi ha un po' preoccupato ... è dura per loro ... mi dispiace tanto, abbiamo così poco tempo ... ". Rimane in ascolto del silenzio di Hanamichi, rispondendo a quel suo ostinato mutismo con un sospiro frustrato: "... ho cercato di ottenere il secondo livello il prima possibile ma non ce l'ho fatta ...", si ferma. Quell'ammissione ha il potere di stringergli la gola in una morsa dolorosa.
"Non è per quello che sono arrabbiato."
Il sibilo di Sakuragi è carico di rabbia a stento trattenuta.
Rabbia che richiama altra rabbia. Kaede si volta esasperato, risoluto a risolvere la situazione una volta per tutte, stanco di scusarsi e di sentirsi in colpa per non sa nemmeno lui cosa: "E allora dimmelo per cosa ti sei arrabbiato! Maledizione! Piantala di farmi indovinare! Che c'è?! Eh?! Giovedì sera andava tutto bene, al telefono eri tranquillo! Tutto un
volpe di qua, volpe di là e poi ...
puff! Svanito! Se non ti cercavo io, venerdì, neanche ti saresti fatto vivo e al telefono sei stato uno stronzo!".
Hanamichi rimane fisso su di lui, la fronte poggiata sul palmo di una mano mentre l'altra gioca distratta con il bicchiere vuoto. Abbassa gli occhi sulla tazza, girandola un paio di volte: "Ma io, venerdì sera, sono venuto a casa tua ...", si accorge appena dell'irrigidimento dell'altro equivocandone la causa. Sorride stanco.
"Lo sapevo ..."
"Perchè non hai suonato?"
Si chiude nelle spalle in un gesto nervoso: "Mi sembravi piuttosto
impegnato. Non volevo disturbare".
Confuso, Kaede incassa quel sibilo: "Ma di che cazzo stai parlando? Impegnato? Sono rimasto a casa tutto il tempo ...", frena le parole l'istante in cui incrocia le iridi implacabili dell'altro.
Hanamichi incrocia le mani, portandole innanzi alla bocca: "Vogliamo parlare di Sendoh?".
Rukawa ammutolisce, corruga le sopracciglia disegnando un solco profondo in mezzo alla fronte perfetta: "Cosa c'entra Sendoh, ades ...", si blocca allargando le palpebre sorpreso.
Si piega in avanti accorciando in un attimo la distanza che li separa, prendendo fra le sue le mani del numero nove. Sakuragi non oppone resistenza, lascia che Kaede scruti le nocche ferite.
Rimane immobile a fissarlo perfino quando l'altro solleva la nuca di scatto, visibilmente sconvolto: "L'hai colpito tu".
Non è una domanda, bensì una triste constatazione, anche se, il tremolio nella sua voce, suggerisce la tenue speranza di aver mal interpretato la situazione.
Hanamichi abbassa lo sguardo sulle loro mani intrecciate, scivolando via: "Non l'ho fatto per vincere la partita".
A quelle parole il moro torna al suo posto, fermo e immobile. Poi, lento, beve un piccolo sorso di the; quando posa il bicchiere pare calmo e risoluto. Sposta le iridi di onice, ora fredde e dure, cariche di rimprovero, sulla figura del compagno seduto accanto a lui: "Parliamo di Sendoh".
Rimane in attesa della voce roca di Sakuragi per secondi che gli paiono minuti; il rosso sembra aver perso tutta la boria e l'aggressività mostrate sino a un attimo prima. Muto, come privato delle sue ragioni, rimane fisso a punzecchiare il piccolo lembo di pelle di una nocca sbucciata, mordicchiando un labbro, fattosi d'improvviso bambino.
Kaede chiude gli occhi reprimendo una volta ancora la propria esasperazione; se dovesse perdere il controllo lasciandosi trascinare dalla rabbia, pensa, finirebbero con l'azzuffarsi azzannandosi a vicenda senza risolvere nulla. Di questo ne è certo.
Una spiacevole sensazione di
déjà vu gli attraversa la colonna vertebrale: quella discussione è così simile a quelle avute in passato con Kenji, in particolare nell'ultimo periodo ... ancora una volta per motivazioni a lui incomprensibili.
Beve un lungo sorso di the, tentando di schiarirsi la mente analizzando, lucido e freddo, la situazione. Poi senza posare gli occhi su null'altro che il liquido semitrasparente innanzi a lui, prende a parlare percorrendo la strada solcata dai propri ricordi e pensieri: "Venerdì sera, dopo cena, Sendoh è venuto a casa mia. Mi ha portato degli appunti di Aida sulle squadre che parteciperanno al Campionato Invernale. E' stato gentile da parte sua, anche se era chiaramente una scusa per venire a confessarmi che oggi avrebbe giocato al massimo delle sue capacità". Si ferma per dare la possibilità a Hanamichi di porre domande o chiedere ulteriori spiegazioni.
Silenzio."Abbiamo bevuto un the insieme, parlato del Campionato e poi è tornato a casa ...", sposta l'attenzione sulle mani di Hanamichi, stringendo le labbra un attimo appena, "... sono sicuro che quando è andato via stesse bene e non pareva minimamente preoccupato all’idea d'incontrarti. Prima hai detto che sei venuto da me ma non hai suonato perchè ero
impegnato, cosa intendevi dire? Eri lì? L'hai picchiato venerdì?".
Socchiude gli occhi l'istante in cui Sakuragi strappa la pelle secca di una crosta, una piccola goccia di sangue ne prende dolorosamente il posto. Tanto basta a Kaede come risposta.
"Perché? Non capisco ..."
"..."
"Hanamichi ..."
Il compagno gioca con la goccia scarlatta, cospargendo la nocca con lenti cerchi concentrici: "L'hai invitato?".
La sua voce è contratta da un pianto a stento trattenuto, ed è solamente grazie ad esso che Kaede ignora l'offesa che quella domanda suggerisce, riprendendo a parlare quieto: "No, sapeva che ero tornato perché gliel'avevo detto io mercoledì con un messaggio", torna a guardare la tazza di the che ha di fronte, d'improvviso triste, "Eri
tu quello che volevo invitare ma hai interrotto la telefonata così in fretta che non ne ho avuto modo e non capisco perché ... pensavo ... credevo ... non ...
non era così che mi ero immaginato questo ritorno a casa ...".
"..."
"..."
"... lui ti ha aiutato."
Si volta lento, guardandolo stanco: "Intendi con il basket?".
"Ti ha sbloccato no? E ti ha solo restituito il favore, visto che tu l'hai sbloccato per primo."
"E' per questo che sei arrabbiato? Per averlo aiutato?", Kaede non riesce a nascondere la disapprovazione che trapela dalla sua voce, ora di una nota più alta, "Pensi che se non l'avessi fatto, lo Shohoku avrebbe vinto le qualificazioni?!".
Adesso, è il turno di Hanamichi di sollevare lo sguardo fiero e offeso: "Ti ho già detto che la partita non c'entra nulla! Non l'ho pestato per quello! Per chi mi hai preso?!".
Rukawa zittisce, ricomponendosi con fatica: "E allora perché?! Dimmi perché sei tanto arrabbiato! Perché l'hai preso a botte? Ti rendi conto cosa sarebbe potuto succedere?!".
"Certo che mi rendo conto, non sono l'idiota che credi!"
Rabbia che reclama altra rabbia e il desiderio di mordersi e ferirsi ad aleggiare su di loro."E allora perché?!"
"PER COLPA TUA, STUPIDA VOLPE!!!!!"Kaede allarga le palpebre incapace di replicare, persino il respiro perde di consistenza sciogliendosi fra le labbra dischiuse.
Viene assalito da un fremito inaspettato tanto quanto violento, le iridi s'inumidiscono sino a impedirgli di distinguere i contorni del ragazzo chino sul tavolo, con i pugni stretti e la fronte sbattuta dolorosamente sopra il legno duro.
Ingoia le lacrime, asciugandosi rapido gli occhi con il dorso di una mano, svelto prima che l'altro possa accorgersene. Cerca una volta ancora di placare il proprio animo inquieto, prendendo coscienza che, quella, è forse l'ultima occasione per riuscire a porre un freno alla loro discesa verso il baratro di una rottura.
Si chiude in se stesso alla ricerca delle parole giuste: "Credi che sia merito di Sendoh se ho ripreso a giocare?".
Pazienta, rispettando i tempi di Sakuragi: "...
mi pare ovvio ...", la voce di Hanamichi è rotta, spezzata. Anche se non da segni evidenti e persiste a restare chino in quell'assurda posizione, Kaede sente il suo pianto silente.
"Pensi che ti abbia tradito con lui?"
Altro silenzio, altra attesa: "...
sì ...".
Kaede beve un sorso di the, spingendolo con forza nella gola contratta. Schiarisce la voce mentre stringe la tazza, assorbendone il calore intenso: "... tu ... pensi che sia innamorato di lui?".
"...
è così ..."
Hanamichi non si muove, preme la fronte contro il tavolo fissandone la superficie lucida bagnata dalle sue stesse lacrime. I palmi delle mani sono doloranti, tanta è la furia con cui ha conficcato le unghie nella pelle sensibile.
Rukawa tace a lungo prima di risistemarsi sul cuscino e sciogliersi in un lungo sospiro.
Hana pensa che sia giunta la fine, che a conti fatti sia riuscito a farsi scaricare per la cinquantaduesima volta ... rimane fisso sul legno laccato in ascolto della propria sentenza.
"Hn. In effetti non posso darti torto, è un bel ragazzo, più grande e maturo. Senza contare che è un ottimo atleta e, anche se mi costa ammetterlo, in alcune cose mi è addirittura superiore. Avrei molto da imparare da lui ..."
La volpe si ferma, aspetta una replica che non arriva. Sakuragi inghiotte le lacrime e stringe i denti con forza, risoluto a non lasciarsi sfuggire neanche un singulto. Immobile e muto.
Kaede riprende a parlare con quella sua voce così morbida, a un passo dall'essere soffiata: "Siamo piuttosto in sintonia ... e, a quanto si dice in giro, pare avere un'invidiabile esperienza in campo sentimentale ... chissà quante cose saprebbe insegnarmi ... forse dovrei cominciare a chiamarlo
senpai ...".
"PIANTALA!!!! VUOI CHE VI AMMAZZI?!"Hanamichi solleva la testa di scatto pronto a saltare, le unghie piantate nel tavolo e i muscoli tesi. Frena il balzo alla vista del volpino placidamente seduto al suo posto: la bella testa corvina sorretta da un palmo, intento a sorseggiare tranquillo la tazza di the. Gli occhi di onice ironici, quasi divertiti, spaventosamente felini.
"Sei un idiota."
Qualcosa nel tono usato, così dolce e caldo, unito al quel suo sguardo profondo, lo calmano portandolo in un attimo all'ubbidienza. Hanamichi torna a inginocchiarsi incapace di distogliere le iridi da quelle ferme dell'altro.
Kaede posa il bicchiere prima di riprendere a parlare: "E' un avversario che rispetto. Ci gioco bene e si dà il caso che abbia un carattere che non m'irrita più di tanto ...", inclina la nuca di lato liberandola dalle lunghe ciocche di notte, sfidandolo con un sorriso appena accennato, "... hn, ho stretto amicizia anche con un altro ragazzo al Momiji, la guardia senza una gamba, ricordi? Hai intenzione di andare fino a Chitose per spezzargli quella sana?".
Rukawa incrocia le braccia sul tavolo, si piega in avanti sporgendosi verso quella stupida scimmia ammaestrata: "Ma davvero hai pensato per tutto questo tempo che fosse solo merito di Sendoh se ho ripreso a giocare?". Studia con meticolosa attenzione anche la più insignificante microespressione di quel volto contratto e imbronciato, registrando i segni di una conferma: "Che imbecille sei ... è merito di un insieme di cose. Le terapie tanto per iniziare, pensi che al Momiji
cazzeggi con gli animali tutto il giorno? Poi, certo, Sendoh ci ha messo del suo, non posso negarlo. Più che altro perché non c'è nessuno con cui giocare. Rei non ci riesce ancora con la protesi che si ritrova e Tsutomu non scende in campo da troppo tempo ... e poi ...", allunga una mano sulla superficie laccata, il palmo rivolto verso l'alto in un timido invito, "... il merito maggiore va a te, deficiente!".
Abbassa gli occhi sulla mano grande e callosa di Hanamichi posata grezzamente sulla sua, richiude le dita carezzandola con il pollice: "Mi hai telefonato tutti i giorni, ascoltato, incitato e sostenuto ... mi hai parlato dei tuoi progressi ed io ... io ho temuto di essere lasciato indietro da te ... non volevo in nessun modo diventare un peso per la squadra,
per te ... con tutto il lavoro che ti sei sobbarcato in quest'ultimo periodo, non potevo restare a guardare senza reagire ...".
Piega il collo incurante della cascata corvina che cela alla vista le iridi lucide: "... così un giorno mi sono guardato allo specchio e mi sono detto:
basta! Non lo accetto. Ho preso la palla e sono andato al campetto del Momiji. Ero pronto a restarci fino a quando non fossi riuscito ad andare a canestro ... non avrei né mangiato, né dormito. Quel giorno avevo deciso di sbloccarmi a qualsiasi costo ... e in quel momento Sendoh era lì, non me lo aspettavo ma era lì. Per cui ... sì, mi ha aiutato ma a liberarmi sei stato tu!".
Solleva il viso quando avverte le dita di Sakuragi carezzargli la fronte, liberandola dalle ciocche per poi trattenerle fra le dita tremanti: "E' solo un amico. Hanamichi, tu sei il primo e l'unico. Credimi".
Smette di parlare, le dita del rosso sono ora poggiate sulle sue labbra, dolcemente premute: "Basta così, volpe, ho capito. Ti credo".
Kaede scivola in avanti, riducendo la distanza fra i loro corpi,
non vi è più ragione per restare lontani ... si addossa a Sakuragi spingendolo delicatamente sui tatami. Si posiziona fra le sue le cosce, sdraiandovisi sopra. Lo bacia con dolcezza, spingendo il bacino contro di lui.
Hanamichi lo accoglie allargando maggiormente le gambe; dischiude le labbra concedendo alla lingua di Rukawa di penetrare nella sua bocca ... le mani del volpino percorrono il suo corpo, sapienti e delicate, si fermano sui suoi bicipiti artigliandoli con foga mentre Hana incede su quella schiena magra e sinuosa sollevando l'orlo del pesante pullover in lana.
La stoffa morbida e cedevole della tuta sfrega dolorosamente con quella più dura e resistente dei jeans ... Hanamichi non può trattenere un ansito insoddisfatto e, a quello, Kaede si stacca sollevandosi appena.
Osserva il ragazzo insinuare una mano fra loro e sbottonargli il colletto della camicia attraverso lo scollo a V del maglione: le gote rosse e lo sguardo liquido.
Riflesso perfetto del suo ...Volge gli occhi in alto, in direzione dell'orologio sopra la porta del cucinotto prima di tornare sul compagno sotto di lui.
La luce s'irradia tutt'attorno alla sua nuca, riflessa dalle ciocche lunghe e lucide ... le lascia danzare, solleticando suadente le guance infuocate di Sakuragi: "Andiamo in camera tua".
Concede spazio e tempo sufficienti alla scimmia per recuperare il respiro perduto, infine si rialza mettendosi in ginocchio: schiena dritta e i palmi sul grembo, fermo in mezzo alle sue cosce, in paziente attesa.
Il cuore pulsa così forte da fargli temere di vederlo sfondare la cassa toracica da un momento all'altro. Pone una mano sullo sterno, cercando di placarsi. Sorride quando la trova prigioniera di quella più scura dell'altro.
In silenzio, senza più aggiungere parole, si lascia guidare per le scale strette e ripide.
...
Kaede poggia la schiena allo stipite della porta, osservando Hanamichi distendere il futon. Respira desiderio, venendo sommerso dai tremiti che gli annodano il ventre e sciolgono le gambe.
Si sente bruciare.Gioca con il bottone allentato da Hanamichi. Porta l'attenzione sulla finestra lontana, fissa le tende tirate e la luce del pomeriggio che si spegne nel gelo della notte.
Con un agile colpo di reni si stacca dal suo comodo appoggio, girando deciso la chiave della porta a soffietto.
"Ah!"
Si volta calmo al singulto allarmato del compagno: "Hn ... una precauzione nel caso i tuoi tornino prima ...".
Sorride all'avvampare di Hanamichi inginocchiato sul proprio letto: "S-Sarebbe difficile da spiegare ...".
Abbassa lo sguardo sull'interruttore, la bocca insopportabilmente asciutta: "Hn ... spengo?".
"... s-sì ..."
Con un rapido gesto della mano, Kaede spegne la luce, rimanendo un attimo ancora fermo nella penombra. Poi, lento, avanza scivolando sui tatami spogliandosi, con gesti meccanici, del pesante maglione ceruleo. Lo lascia cadere in terra, senza curarsi di piegarlo, lo sguardo rivolto davanti a sé, incatenato a quello fremente di Sakuragi.
Quando i piedi sfiorano la superficie soffice delle coperte s'inginocchia a un respiro dall'altro ...
Rimangono fermi così, a fissarsi, fino a quando è Hanamichi a sollevare una mano, iniziando a giocare con il secondo bottone della camicia. Lo carezza con il pollice, timido e impacciato.
Dopo attimi che gli paiono ore Kaede aggiunge le sue dita iniziando a sbottonarsi, lento ma preciso ... si spoglia della camicia gettandola di lato, restando un secondo ancora chiuso in se stesso, poi, senza più indecisioni, si priva anche della canottiera: il petto nudo e la pelle accaldata lasciata a lottare con la frescura della camera.
Hanamichi abbassa gli occhi sui vestiti sparsi, sorridendo in un esitante tentativo di scrollarsi di dosso la tensione crescente: "
Mpf ... volpe ... siamo freddolosi, eh?".
Rukawa gli si avvicina con movenze da gatto, soffiando le parole sulle sue labbra: "Non tutti sono delle scimmie come te ...", reprime ogni protesta baciandolo con tutta la dolcezza che riesce a evocare, carezzandogli il viso con quelle sue dita così lunghe e capaci. Senza staccarsi da lui, le lascia scivolare sul torace abbassando la cerniera della tuta dello Shohoku, togliendola con un unico movimento.
Afferra deciso l'orlo della maglietta sfilandola dall'elastico dei pantaloni per sollevarla delicatamente verso l'alto.
Si ferma alla stretta urgente di Hanamichi sul suo polso: "Aspetta ...".
"Che c'è?"
"No, è che io ..." Hana si spinge avanti poggiando la fronte sulla sua spalla nuda. Si addossa a lui con tutto il peso del corpo e Kaede è costretto ad allargare le braccia per sorreggere entrambi ed evitare di cadere all'indietro: "... ti desidero così tanto ... da impazzire ... ma sono al limite ... se mi spoglio, sento che finirebbe tutto in un attimo e non voglio ...
sono così felice ...".
"Hn ..."
Sakuragi inspira contro il suo collo rubandogli l'odore. Lo bacia delicato restituendogli piacevoli brividi ... a quelli, Kaede non può fare a meno di rovesciare la testa all'indietro.
Deliziato."... Aaaah ... almeno la maglietta ... togliti la maglietta ..."
Il rosso si ferma prima di mettersi alla ricerca dell'orecchio delicato con la punta del suo naso: "Spogliami tu".
Kaede ubbidisce sfilandogli la maglia.
Con carezze fluide e continue scivola dal collo sulle spalle per infine raggiungere il petto largo e bronzeo ...
Rabbrividisce quando Hanamichi muove a sua volta le mani ferme sopra ai suoi fianchi, facendole risalire sino al torace per infine chiudersi delicate attorno al collo sinuoso.
"L'ho notato appena ti ho visto. Hai ripreso peso e tonicità".
"Sì"
"Bene ..."
Hana sorride sincero prima di addossarsi nuovamente a lui, questa volta con foga maggiore, spingendolo sulle coperte.
Lo bacia intrecciando le lingue in una danza dolcemente ipnotica. Kaede adora quel suo ruvido carezzare con i pollici ... come un gatto, resterebbe tutto il giorno a farsi deliziare da quelle mani forti e gentili.
Generose.Si stacca il tempo di un respiro: "Baciami dappertutto ... come l'ultima volta ... era ... bello ...".
"Te lo ricordi?"
"... certo ..."
"No ... è che ... non ne abbiamo mai parlato e così ho pensato non te lo ricordassi ... eri piuttosto sconvolto quella sera ..." Sakuragi posa la fronte sul suo petto, respirando il suo calore, "...
mi sentivo come se ti avessi stuprato ...".
"Do'aho!"Hana sorride baciandogli un capezzolo, godendo nel sentire le mani della volpe artigliargli la nuca affondando con i polpastrelli nelle ciocche vermiglie: "Chiamami così. Solo me, nessun altro. Chiamami sempre così ...".
"...
va bene ...", è un soffio il suo subito trattenuto dai denti affondati nel labbro carnoso. Inutile tentativo di contenersi l'attimo in cui Hanamichi lo succhia ...
Sakuragi vaga su di lui, più profondamente della prima volta, con le mani, con la bocca e con i denti ... Kaede avverte i jeans farsi dolorosamente stretti mentre lo segue con i palmi lungo la sua lenta discesa.
Arrivato al confine dei pantaloni, il do'aho solleva la nuca fissandolo dal basso. Occhi grandi e dita ferme sui bottoni: "Posso?".
"Sì."
Solleva il bacino, aiutandolo a spogliarlo: "... ah ... anche le mutande ... togli ... togli tutto ...".
Spinge la testa nelle coperte, coprendosi gli occhi con le mani in preda alla vergogna: nella penombra, Hanamichi può vedere il suo desiderio così a lungo negato.
Un mese intero.Lo avverte risalire, sussurrandogli un roco:
"Sei bellissimo", prima di affondare una volta ancora nella sua bocca. Kaede scivola con i polpastrelli sulla sua schiena, percorrendola lento e tracciando linee profonde con le unghie, infine posa le dita sull'elastico della tuta allentandolo in un silente invito.
"
Mmm! No ..."
"Dai ..."
Ma Sakuragi non cede, poggia la fronte contro la sua, fissandolo con iridi appannate dall'eccitazione: "... ancora no, lasciami fare ...", si sposta al suo fianco chinandosi a baciarlo mentre gli carezza il collo, il petto, lo stomaco, il ventre ...
Si ferma a giocare con i peli arricciati del pube, poi riprende la sua corsa risalendo le cosce. Raggiunto il ginocchio, lo invita, gentile, a divaricare le gambe.
Percorre a ritroso la pelle morbida e setosa, rallentando all'altezza dell'inguine: "Posso?".
"...
sì ...."
E' un sussurro appena udibile quello della volpe, il respiro veloce nonostante il torace contratto.
Hana scende sul suo collo, poco sotto l'orecchio sinistro, cominciando a succhiare. Insinua la mano in mezzo alle cosce afferrando, senza più indecisioni, la virilità gonfia.
"
... Hnnnnn ..."
Kaede s'inarca, stringe i denti e afferra con foga le lenzuola sotto i loro corpi.
E' la prima volta che qualcuno lo tocca a quel modo nella sua intimità ... le carezze del rosso, più rudi e rapide delle sue, lo portano pericolosamente sull'orlo di un baratro d'infinito piacere. Precipitando in esso, Kaede pensa che finirebbe con il rinascere ancora e ancora ... e ogni volta sarebbe più bella della precedente.
Hanamichi si stacca dal suo collo portando gli occhi in mezzo alle gambe del ragazzo, gli piace guardare e considera, sollevato, che alla fine non è così difficile come temeva.
In fondo deve solo muoversi come quando lo fa su di sé.Stringe frizionando con forza maggiore: il pene di Kaede, più sottile ma più lungo del suo, pulsa nel suo palmo quasi avesse una vita propria ...
Si solleva, agile e silenzioso, per posizionarsi in ginocchio fra le cosce spalancate.
"... anf ... ah ...
Hana ... ?"
Rukawa lo guarda perplesso, tentando di chiudere automaticamente le gambe.
"Va tutto bene ... posso?" si china sulla virilità ferma fra le sue mani, sfiorandola con le labbra, "O preferisci la mano?".
Kaede torna faticosamente a sdraiarsi, il corpo squassato dai tremiti. Nasconde il viso dietro l'avambraccio, schiudendosi a lui: "... hn ...
usa la bocca ...".
Si morde l'indice al frizionare deciso di Hanamichi; una, due, tre volte prima di sentirlo chiudersi su di lui ... avverte la sua bocca calda e umida tutt'attorno, il glande sensibile prigioniero fra la lingua morbida e il palato duro.
Sakuragi rimane immobile, non si muove, e Kaede avverte crescere dentro il desiderio di un contatto più profondo, ruvido ... non osa chiedere, spinto dall'istinto spinge in avanti il bacino: un timido invito appena percepibile che, con suo rammarico, non viene colto.
"Stupida scimmia ..."
Quando le labbra di Hanamichi si staccano dalla sua erezione, il contatto con l'aria fredda è devastante.
Incurante, il rosso riprende il suo massaggiare.
Si ferma.
Scende con la bocca.
Continua così più volte seguendo un ritmo tutto suo, accompagnandolo gradatamente all'apice ...
Kaede si puntella sui gomiti, sollevandosi appena: "... ah ... ah ... b-basta! Fermat ... ah ... s-sto venendo ... Hana ... mh ... mh ... esce!", ma quello continua a frizionare per infine chiudersi ancora su di lui.
Kaede rovescia la testa all'indietro: un'esplosione di ciocche nere sulle coperte bianche si spande attorno al viso zuppo di sudore.
S'inarca tendendo i muscoli allo spasimo, contorce le dita dei piedi aggrappandosi alle lenzuola con forza per, infine, sciogliersi con un fiotto lungo e continuo ...
Il baratro.Lento, Kaede vi risale rinascendo.
Sospinto dalla medesima forza che l'ha risucchiato solamente pochi attimi prima....
Riapre gli occhi, rilassa le cosce e scivola con i piedi sulle coltri fresche; inspira a fondo l'odore dei tatami unito a quello dei loro corpi allacciati.
Prova una pace profonda ..."... bello ..."
Muove le iridi tutt'attorno alla ricerca di salviette per pulirsi.
E’ certo che il do'aho le abbia posate accanto al futon ... le trova poco lontane, nascoste dalla sua camicia. Allunga un braccio e le agguanta con urgenza.
Hanamichi permane immobile in mezzo alle sue gambe, prono e con il pene ancora chiuso nella bocca.
"Ehi ... tieni" sporge una manciata di fazzoletti posandoseli sullo stomaco, per infine sollevarsi.
Il sesso fra uomini, pensa, è sporchevole.Dopo un lungo istante Sakuragi scivola via, prendendo le salviette e iniziando a tamponargli delicatamente sia il ventre sia la virilità imperlata.
"Ah! Non erano per me ... non ...
non lo sputi?"
Il do'aho ferma le mani, solleva le palpebre lasciando brillare le iridi lucide nella semioscurità: "L'ho ingoiato".
"Hn!"
"Non ... non dovevo?"
"No, è che ..." Kaede fugge con lo sguardo a metà fra il disagio e il disorientato, scende sulle mani del do'aho intento a pulirlo. Ingoia saliva prima di mordersi il labbro incerto: "... che sapore ha?".
"E' buono." Sakuragi ha parlato con enfasi, quasi calpestando le parole.
Troppo in fretta. Abbassa gli occhi subito dopo, rosso in viso: "Sa di te ...".
"
Mmmm ..." Kaede piega la bella nuca di lato. Nonostante la luce morente, non gli è sfuggito il lieve tic che da sempre accompagnano le menzogne.
Hanamichi lo fissa ingobbendosi colpevole: "D'accordo, ok, non ... non è il massimo ... cioè ... ha un gusto strano. E' ... è subito dolce, molto dolce, ma amarognolo e acidulo alla fine. Solo un po', eh? Ma non me lo aspettavo ... pizzica un po' in gola e ...", stringe le labbra deglutendo con fatica, "... sembra non scendere facilmente ... non è una critica ma magari la prossima volta ci portiamo un bicchiere d'acqua, che dici?".
Sorride, carezzandogli il mento con le dita.
La prossima volta."Non dovevi."
"Ma volevo e poi ..." Hana termina di tamponare prima di portarsi un palmo sullo sterno, "... adesso sei dentro di me. Sono tuo".
Kaede poggia la mano su quella di Sakuragi stringendola delicatamente: "Quanto sei scemo! Lo eri già, no?".
"...
sì ..."
Prende quel palmo così caldo e umido chiudendolo fra le sue mani, sfiorandogli le nocche ferite: "Non fare più una cosa tanto stupida e pericolosa. Promettimelo".
"Ah! S-Sì ..."
Kaede stringe con forza, reprimendo le lacrime: "Se Sendoh ti avesse denunciato, saresti stato allontanato dai campi di gioco, forse addirittura per tutta la durata del liceo. Te ne rendi conto?".
"...
sì ..."
"Non è una cosa che si possa giustificare tanto facilmente ... e pestare l'asso avversario poco prima di un incontro è imperdonabile. Sarebbe una macchia sul tuo curriculum che ti porteresti dietro per il resto della tua carriera. Non hai detto che vuoi diventare un professionista?"
"Sì."
Kaede porta il dorso della mano contro la sua fronte e Hanamichi può sentirlo tremare seppur debolmente: "Non me lo sarei mai perdonato se fosse successo".
Le braccia calde di Sakuragi lo cingono con forza, improvvise e inaspettate: "Scusa! Scusa! Scusa! Sono stato un
coglione!".
"Certo che lo sei stato, do'aho!"
Hana sorride, poggia la sua fronte contro quella sudata dell'altro, fissando quel suo sguardo così nero: "Adesso basta parlare di Sendoh. Vuoi che mi si ammosci?".
"Hn ..." senza aggiungere parole, Rukawa lo afferra per la nuca portandoselo addosso, trascinando entrambi sulle coperte sfatte: "... baciami ...".
Si lascia divorare da Hanamichi, stringendolo con foga. Segue la linea dei muscoli, percorrendola dall'alto verso il basso. Insinua le dita sotto l'elastico della tuta sollevando i boxer, allarga le mani attorno alle natiche sode come ciliege, afferrandole con urgenza e spingendole contro di sé.
Si stacca, offre il collo e quasi impazzisce quando la sua stupida scimmia ammaestrata glielo morde: "... nh ... che dici?
Adesso sì?".
"... sì ...
adesso sì ..."
Con un rapido colpo di reni inverte la loro posizione, rotolando insieme sulle lenzuola. Si abbassa felino artigliando i vestiti residui dell'altro, sfilandoli con un unico movimento.
"Ah!"
Ignora l'imbarazzo del rosso. Padrone di quel piacere appena provato, desidera concederlo a sua volta.
Deve solo lasciarsi guidare dai sensi e dall’istinto ... ...
Le luci dei lampioni si accendono nelle strade, invadono la stanza spingendo le ombre, addossandole negli angoli lontani. Gli occhi di Kaede s'illuminano selvatiche, mentre le ciocche paiono assorbire l'oscurità e la pelle irradiarsi opaca.
"... kitsune ..."
Hanamichi osserva la bianca volpe avvicinarsi al suo volto, felina e suadente, e pensa che l’Hokkaido l’abbia davvero cambiato nel profondo dell’animo. E' come se le montagne, le foreste e il vento del nord gli fossero penetrati sotto la pelle risvegliandolo.
Un'atavica creatura dei boschi, creduta perduta nelle maglie del tempo, rinata in una lontana città di mare ..."Dei ... sono perduto ..." questi i suoi ultimi pensieri, prima che la pelle, le labbra e la lingua di Rukawa scendano su di lui, soffiandoli via in un attimo ...
...
Kaede lo bacia.
Kaede lo tocca. Con quei suoi movimenti così lunghi e delicati, quasi sfiorandolo, per poi virare d'improvviso mutandoli in urgenti e profondi; ciò che inizia con i denti o le unghie, lo finisce con i capelli di seta ... è la prima volta che viene toccato, leccato, morso o anche solo baciato a quel modo. A ottobre,
quella volta,
la loro prima volta, Rukawa era stato passivo per tutto il tempo. L’aveva lasciato fare, senza opporsi, quasi cercandolo ma non era stato partecipe, ciononostante Hana aveva creduto che non potesse esserci un piacere più grande e appagante di quello provato quella sera.
Si sbagliava.Con Haruko sarebbe tutto più facile, anche il sesso, ma non potrebbe mai essere tanto profondo, caldo e intossicante.
Quello può averlo solo con la sua bella, sensuale, volpe bianca ... se Kaede è una kitsune rinata, allora lui si sente come un’antica bestia feroce ammansita dalle sue dita sapienti.
E’ davvero la sua prima volta? Sì, lui gli ha giurato di sì. Ed ha deciso di credergli ... per cui
è la sua prima volta.
Ed è dannatamente bravo.Hanamichi spinge la testa all'indietro artigliando la nuca fresca e umida dell'altro, ingoiando un singulto reso roco dall’eccitazione crescente: "Kaede ... mi fai impazzire ...
potrei uccidere per te ...".
"Do'aho!" Rukawa si ferma giocando con i peli del pube, sogghignando silenzioso, "... sono neri ...".
"... che? ..."
"I peli. Non li tingi?"
"Ce-certo che no! Così sembrerei davvero una scimmia, ti pare?!"
Gli occhi di Kaede brillano sinceri: "Di che colore sono i tuoi capelli?".
"Ah? Neri. Ma non sono lucidi come i tuoi ..."
La volpe non commenta, pare soddisfatto della risposta. Affonda il viso sul ventre, respirando il profumo intenso della pelle e riprendendo il suo lento scivolare verso il basso.
"Posso guardare?"
"Eh?" Kaede solleva la nuca, titubante.
"Ma ... se non ti va ..."
Non risponde subito, si ferma vagando con la mente: "Accendo la luce?".
"Ah! No ... non è necessario ..."
"Apro le tende?"
"No, no ... vedo bene anche così ... tu ... risplendi ..."
"
Mpf ... ma che dici?" Rukawa si abbassa sulla sua virilità soffiandovi sopra, prendendo a stuzzicarla con la mano, "... va bene. Guarda".
Allunga la lingua, leccando il glande libero, abbassandosi poi per tutta la sua lunghezza ... su e giù, più volte prima di sistemarsi prono fra le sue cosce e chiudere la bocca sul pene gonfio ...
Hanamichi crede di dover svenire da un momento all'altro tanto è il piacere, osserva il ragazzo fare sua l'asta dura, muovendosi su di essa con apparente naturalezza.
Lo succhia, lo stringe, lo masturba ... senza chiedere il permesso, concedendogli spazio e tempo per negarsi.
Kaede è abile, impara in fretta dai suoi e dagli altrui errori ma, sopra ogni cosa, è un buon maestro, paziente e attento seppur silenzioso ...
Hanamichi allunga una mano, scostando le ciocche che si rincorrono sul ventre negandogli la vista.
Scendono e salgono.
Si allargano e si ristringono.
Come una risacca ...
Il ritmo di Rukawa è fluido e costante, gli accende i lombi bruciandogli il petto. Aumenta gradatamente facendosi rapido e profondo.
D’improvviso si stacca da lui planando sulle sue labbra.
Continuando a muoversi con la mano, lo spinge indietro, delicato ma deciso: "Basta guardare. Adesso sdraiati e chiudi gli occhi. Usa l’immaginazione,
sentimi ...".
Ritorna in mezzo alle sue gambe riprendendo immediatamente il suo succhiare, questa volta con ritmo frenetico. Sempre più veloce, stretto e caldo ...
"Ah! Ah! Mmmmh ... Ah!
Nggggh!"
Hanamichi sente l'aria uscire dai polmoni in un gemito strozzato.
E’ l’ultima cosa che avverte prima che un’inondazione di luce lo accechi dissolvendolo.
Solo quando il buio riprende il suo posto innanzi alle iridi chiuse, torna a ricomporsi. Pezzo dopo pezzo.
Tornando alla vita....
Kaede non si muove, rimane accucciato fra le sue cosce in paziente attesa. Quando comprende che il do’aho non ha la forza nemmeno per raggiungere le salviette che ha accanto, si stacca donando un ultimo bacio al glande lucido.
Afferra i fazzoletti iniziando a pulire con cura, carezzando per la prima volta i testicoli rilassati. Stringe le labbra, appuntandosi nella mente di dare loro maggiore attenzione la prossima volta, immagina sia piacevole se fatto con la dovuta delicatezza ... sfiora con le dita l’intima apertura di Hanamichi deglutendo appena, il sapore acido dello sperma gli pizzica la gola asciutta.
Sakuragi ha ragione,
pare non scendere facilmente ..."Sarà vero che è bello e non doloroso quando ..."
Indugia, scivolando delicatamente con un dito fra le natiche dischiuse.
Avvampa innanzi ai suoi stessi desideri.
Da quella sera di ottobre una singolare curiosità ha cominciato a germogliare in lui, spingendolo oltre i confini del pudore ...
Sospira, riprendendo a tamponare.
Non sa come o cosa fare e Hanamichi meno di lui, di questo è certo."... hn ... magari più in là ..."
"... v-volpe?"
"Hn?"
"Tutto bene?"
Sorride: "Sì, tu?".
Sorriso in risposta: "Sì".
"Bene", afferra altre due salviette tornando ad asciugare la propria erezione:
ha ripreso a colare ...Senza dubbio alcuno, il sesso fra uomini necessita di un’accuratezza maggiore di quello con una donna ... o almeno, questa, è la sua attuale convinzione.
Recupera la spessa coperta del futon, ricoprendo entrambi.
Striscia sensuale sulle lenzuola allungandosi accanto a Hanamichi, poggia la nuca sulla sua spalla, inspirando il suo odore, catturandone il calore e restando in ascolto del respiro lento e regolare.
Porta il palmo sul torace carezzandolo lievemente, utilizzando i polpastrelli con movimenti lenti e circolari: "Adesso anche tu sei dentro di me. Sono tuo".
Sakuragi poggia le labbra sulla sua fronte, succhiando un ciuffo umido di sudore: "Sì".
Chiudono gli occhi, galleggiando aggrappati l’uno all’altro.
"Se ci addormentiamo, sarà un problema."
"
Mmmm ..."
"... kitsune, non dormire ..."
"... sì, lo so. Solo ...
sto così bene ..."
"... anch’io ..." Hanamichi sfrega la punta del naso contro la sua fronte, inebriandosi di quella fragranza forte e speziata. Gli occhi hanno ripreso a bruciare e la gola a contrarsi dolorosamente: "...
Kaede, non partire ...".
"..."
"
Resta qui con me, non andare."
"...
devo ..."
"Volpe ..."
Kaede si stringe maggiormente a lui, nascondendo il volto contro la spalla sinistra: "Tornerò".
Hana risponde alla sua stretta, sfiorandogli il mento con dita tremolanti, tuffandosi nelle sue ciocche d’ebano: "Sì, ti aspetterò".
Un copione recitato a memoria da più di un mese ormai. Eppure, ogni volta, è più struggente della precedente e si porta via brandelli della loro adolescenza ... dopo non parlano più per interi minuti, desiderosi solamente d’impossessarsi dell’odore e del tepore dell’altro.
...
"La maglietta di tuo fratello la rivuoi adesso?"
"..."
"..."
"... no, tienila ancora un po’ tu."
"..."
"..."
"Va bene. Nessun problema."
Si stringono aggrappandosi, affondando con le unghie nella carne, graffiandosi vicendevolmente. Intrecciano le gambe, vibrando alla medesima frequenza ...
"
Perdonami."
"Hn?"
"Potevamo passare così questi tre giorni e, invece, mi sono comportato da perfetto idiota e ho rovinato tutto ...
è tutta colpa mia ...", Hanamichi trema. Una lacrima fugge al suo controllo rigandogli la guancia, scivolando fra i capelli di Kaede.
Quasi l’avesse sentita, il moro solleva il viso baciandogli dolcemente il collo ambrato: "Non ci pensare più. E’ passata ormai".
"... però ... è così bello ed io ..."
"Basta. Non sono arrabbiato. Va bene così. Stiamo insieme adesso, è questo l’importante."
"... sì ...
scusami ..."
Kaede torna sulla spalla di Hanamichi, sfiorandola con le labbra.
Ha mentito.Per la prima volta, da quella notte di ottobre, non ha seguito i consigli di Masashi.
"... quando t’innamorerai, dovrai lavorare sodo per costruire un rapporto saldo come quello che hanno i tuoi genitori e non potrai mai farlo se non sarai completamente sincero e onesto con la persona che ami ..."
Il comportamento e le parole di Sakuragi l’hanno ferito più di quanto sia disposto ad ammettere, così come quelle accuse velate dall’incertezza e dalla gelosia.
Ciò che lo hanno trattenuto dal dare libero sfogo alla propria delusione e offesa sono state le lacrime del do’aho, quel suo dolore così sincero e reale unitamente al poco tempo rimasto. Troppo poco per perdersi in un furioso litigio.
Accartoccia il proprio orgoglio innanzi a quella sofferenza, comprendendone la vastità ...
Stringe le palpebre.
I giorni che verranno, serviranno a entrambi per metabolizzare quanto successo, consolidando una nuova consapevolezza:
c’è ancora molto lavoro da fare, su loro stessi e su quella loro relazione nata in una notte di tempesta ... Kaede pensa che il fuoco e il vento che hanno divampato fra loro, in ottobre, siano cosa bella, estasiante e appagante, quanto instabile e di breve durata. Per creare un rapporto solido e continuo, servono acqua e terra. E il cielo sopra di loro. La roccia, dura e resistente, come fondamenta. Il tempo come cemento ...
"Sono felice di essere vivo", si stringe maggiormente a lui aderendo con ogni parte del suo corpo, "Grazie".
Hanamichi risponde al suo richiamo, chiudendo le braccia attorno alla schiena. Schiacciandolo contro il suo petto: "Ti ho già detto di non ringraziarmi più per questo ...".
"Lo so ma se quella notte non fossi venuto alla spiaggia, sarei sicuramente morto", trema inorridito. Sente il bisogno di compensare alla menzogna con una verità, per questo non frena le parole seppure richiamino memorie dolorose: "Il mare o il freddo mi avrebbero ucciso. Mi hai salvato e ne sono felice. Se non fossi vivo, non potrei provare tutto questo ...".
Respira ancora il suo calore, la solitudine della spiaggia ormai lontana.
Non vuole sfiorarla mai più."Mi sono avvicinato a Sendoh e a Rei perché voglio anch’io degli amici come li hai tu. Non voglio più restare solo. Voglio cambiare, essere migliore."
"... sì ... scusami ancora Kaede ..."
"..."
"..."
"... ieri ... ieri sono andato con mamma e papà al cimitero ..."
"... da Kenji?"
"Non abbiamo altri parenti."
"..."
"..."
"Sei ancora arrabbiato con lui?"
"
Sono furioso."
"..."
"..."
"... ti ho mai detto come ho fatto a ritrovarti sulla spiaggia?"
"Hai seguito Nao."
"Sì, cioè no, o meglio sì ... voglio dire ... sulla spiaggia è stato Nao a portarmi da te ma a guidarmi dal gatto è stato un
profumo."
"..."
"L’ho sentito passando accanto al campetto e mi ha condotto da Nao. Era molto simile al tuo odore ma aveva anche qualcos’altro ... incenso e fiori ..."
"... Hana ..."
"So cosa pensi e so che non credi nei fantasmi. Sto solo dicendo che qualcosa mi ha portato da te ed io voglio credere che sia stato tuo fratello. Che mi abbia aiutato lui a salvarti e che, qualunque cosa abbia pensato
quel giorno, adesso sia pentito di averti fatto tanto male e stia cercando di riparare in qualche modo ..."
"..."
"... dagli una possibilità ..."
Scava la pelle dell’altro, giurando a se stesso di non cedere mai alla fierezza sacrificandole Hanamichi. Si ripromette di lottare fino all’ultimo per restargli accanto, meritandosi il posto al suo fianco, volando alle medesime altezze, sospinti dalle stesse correnti.
Come falchi che danzano nell’aria immobile di fine inverno."Affare fatto."
...
Infila le scarpe, chiudendo subito dopo la cerniera della giacca con un movimento lungo e silenzioso: "Allora, io vado".
Da sotto lo schermo protettivo della frangia vede Sakuragi chiudersi nelle spalle, spostando il peso da una gamba all’altra, nervoso: "Ti accompagno?".
Sorride: "No, sei stanco. Riposati".
Hanamichi indossa un delizioso broncio infantile, spegnendo lo sguardo: "Ti accompagno".
Ma Kaede posa una mano sull’ampio torace frenando delicatamente lo slancio dell’altro: "Aspetta ... do’aho!", incatena le iridi di avellana alle sue premendo lievemente sulla maglietta bianca, invitandolo a indietreggiare. "Ascoltami. Hn ... è ...
è dura ... io ... anch’io vorrei restare qui ... con te ... non ... non voglio tornare a Chitose ... io ...", si ferma in cerca delle parole, "... ma devo. Tsutomu mi ha detto che le prossime settimane saranno le più difficili, ci saranno giorni in cui starò bene ma altri in cui un odore, un sapore o anche solo un episodio mi ricorderanno Ken. Magari avrò un pensiero, un’idea, e mi verrà voglia di condividerlo con lui ... è necessario che ritorni al Momiji, non ...
non so ancora gestire tutto questo ...".
Abbassa gli occhi umidi sul braccialetto verde, chiude le dita sul cotone morbido della maglia stringendola nel pugno con forza: "... se resto con te un altro minuto, mi mancherà il coraggio per partire ...
ti prego, resta qui ...".
"..."
"...
devo ..."
Sakuragi non risponde, si limita a piegarsi poggiando delicatamente la fronte contro la sua appropriandosi, una volta ancora, del suo respiro: "Ti prometto che cambierò anch’io. Quando ci rivedremo, sarò un Hanamichi diverso".
Kaede socchiude gli occhi, sorridendo rinfrancato: "Hai già fatto progressi incredibili. Quell’ultimo canestro è stato eccezionale, mi ha lasciato senza fiato ... avrei tanto voluto giocare con te ...".
Il numero nove gli bacia la fronte, soffiando fra le ciocche morbide: "Stupida volpe, non stavo parlando del basket ...".
Il sorriso di Kaede si addolcisce ulteriormente, allargandosi grato: "...
lo so ...".
"..."
"..."
Avverte la mano di Hanamichi premere con forza, spingendo la sua nuca contro le labbra prima di staccarsi e spingerlo lontano: "Adesso vai ...".
"Sì", indietreggia di un passo, poi un altro e un altro ancora ... giunto alla porta si volta e, senza girarsi, la spalanca gettandosi nell’aria fredda della sera.
Corre, più rapido della propria tentazione, fuggendo veloce dal desiderio di restare con lui, lasciando dietro di sé, una volta ancora, tutto quanto.
Spalanca gli occhi, punta lo sguardo innanzi, allontanandosi
solo.
"Tornerò!"
°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Rallenta solamente quando vede i contorni familiari del loro campetto brillare nella luce fioca della strada. Respira a fondo, buttando l’aria nei polmoni. Rovescia la testa all’indietro senza fermarsi.
Il timore di avvertire il profumo descrittogli da Hanamichi ad aleggiare su di lui.Avanza lento, non si sofferma a ricordare quelle loro mattine, non ne ha bisogno,
sono dentro di lui adesso. Passa la lingua sulle labbra succhiandole delicatamente, il sapore di Sakuragi non si è ancora affievolito e gli invade la bocca.
Continua a camminare, scivolando pigro sull’asfalto.
Prosegue indolente sino a scontrarsi con l’alta figura di un ragazzo fermo al semaforo. Inclina la nuca di lato, osserva i riflessi rossi dei led rifrangersi sulle punte acuminate di quella chioma conosciuta e imprigionata innaturalmente nel gel.
Sospira.
"Che ci fai qui?"
"Ah!"
Sendoh balza sul posto, come un gatto, spaventato da quella voce morbida e allo stesso tempo pungente che l’ha colto mentre era immerso nei propri pensieri.
Kaede scorge un’ombra allarmata spegnersi sul volto devastato l’istante in cui pare riconoscerlo e pensa, con rammarico, che gli occorrerà tempo per riprendersi dall’aggressione subita.
"... hn ... questa non è la tua zona ..."
Akira si apre in un sorriso sincero. Non l’ha sentito arrivare ed è intimamente felice per quella piacevole sorpresa.
Le luci della città mettono in risalto, piuttosto che celare, i lividi e i tagli sul suo volto, e Rukawa non può trattenersi dall’abbassare le palpebre, visibilmente a disagio.
Pare chiudersi in se stesso, piegarsi e farsi piccolo.
"Perché sei qui?"
Ancora quella domanda. Come se ci fosse sempre bisogno di un motivo per incontrarsi. Akira sorride innanzi a tanta inesperienza, forse dovrebbe sentirsi offeso dalle domande del numero otto, ma non è così. In quell’ultimo mese ha imparato a leggere oltre le parole del kohai, intravedendovi le reali intenzioni, apprezzandone tutta la schiettezza e purezza che quei modi, talvolta brutali, nascondono alla vista.
"Volevo salutarti prima che partissi."
Si chiude nella giacca, la luce smeraldo del semaforo si è appena illuminata ma Rukawa non sembra intenzionato a riprendere il cammino: rimane fermo, non lo invita a seguirlo. Improvvisamente Akira pensa di aver osato troppo, di essere stato eccessivamente sfacciato se non addirittura indelicato. Dopotutto il Ryonan ha conquistato il secondo posto a discapito dello Shohoku ...
"Rientri dallo Shohoku?".
"..."
"..."
"... ci sono stato per salutare tutti ma, adesso, stavo tornando dalla casa di Hanamichi."
Kaede si volta verso la direzione da cui è arrivato, indietreggiando di un passo.
E’ insolito per lui perdersi in spiegazioni, o esporre a quel modo la propria vita privata ma la scimmia rossa per poco non si rovinava la carriera per la sua folle gelosia e, in parte, si sente responsabile per questo.
I tagli e i lividi sul volto di Sendoh rivelano la furia con cui è stato colpito, tutta la volontà di fargli male.
"Quel deficiente ... per poco non gli ha fatto saltare gli incisivi!"
Solleva lo sguardo sul capitano avversario, all’oscuro della luce che agita le sue iridi di notte.
"Hanamichi? Intendi Sakuragi?"
Ancora una volta, Rukawa non gli risponde. Non lo fa mai quando si accenna alla testa rossa. Muta, guardandolo con quella sua espressione così singolare, cui non riesce a dare un nome. Akira pensa che nessuno l’abbia mai guardato con occhi simili e, intimamente, se ne rattrista.
Poggia la spalla sinistra contro il palo del semaforo, giocando con un lembo della giacca pesante. L’aria attorno a loro, orfana dei raggi del sole, si è fatta umida e gli tormenta il labbro spaccato. Akira non parla, non sa cosa dire, succhia la ferita assaporando il sapore metallico del sangue.
Per lui, così come per Rukawa, è la prima volta che si addentra in un rapporto d’amicizia con qualcuno che non sia della famiglia, senza limitarsi ai confini di un campo da basket o a quelli più soavi di un letto.
"Non ti ha colpito per vincere la partita."
La voce del numero otto gli giunge incerta, come soffocata da una colpa profonda. Kaede è insolitamente tornato a guardare la punta delle scarpe, spostando il peso del corpo da un piede all’altro.
"Te l’ha detto lui?"
"... Hn ... non l’ha fatto per quello ..."
Akira sorride in lieve imbarazzo. Non ne comprende il motivo, ma non gli fa piacere sapere che Rukawa sia a conoscenza del suo pestaggio: "L’ho immaginato, per questo non ho detto niente".
"Grazie."
"Perché mi ringrazi? Cosa c’entri tu?"
Porta le iridi lontane da quella figura piegata,
non è così che gli piace vedere l’asso avversario.
Gli ha posto domande di cui ha già intuito le risposte, ma deve ancora metabolizzare quell’intuizione che l’ha colto durante la finale, e una parte di sé spera ancora di essersi sbagliata. A tradirli non è stato il comportamento avventato e borioso di Sakuragi, a quello, Sendoh ha dato inizialmente un’interpretazione diversa:
gelosia, sì, ma per un compagno di squadra cui la testa rossa prova una profonda stima. Non molto diversa da quella che gli portano Koshino o Fukuda.
No ... a tradirli sono stati gli occhi di Rukawa. Gli è bastato osservare come scivolassero sulla figura del numero nove per tutta la partita per comprendere ciò che gli era stato indecifrabile due sere prima:
quei due stanno insieme e lui è il terzo incomodo.
Ingoia a vuoto.
Guarda il verde spegnersi per cedere il passo al rosso.
Comprende le ragioni di Sakuragi ma la situazione è più semplice di quello che quell’assurda matricola creda: lui non è gay e può benissimo continuare a frequentare l’algido numero otto. Per questo non intende farsi da parte, nemmeno se questo significasse mettersi sulla strada di un nuovo pestaggio. Ha aspettato troppo tempo per incontrare qualcuno con cui essere così in sintonia, sentirsi finalmente trattato alla pari.
"Non m’inviti a casa tua? Comincia a fare freddo ...", riporta l’attenzione sullo sguardo severo dell’amico: "Che c’è?".
"Ci tieni così tanto a rivedere mia madre?"
"Eh?!" Rukawa s’incupisce mettendo il broncio proprio come un bambino e Akira non riesce a frenare una sincera, fragorosa, risata:
"Ah! Ah! Ah! No! Ma che dici! Ah! Ah! Ah!".
"Hn ..."
"Ascolta, è divertente battibeccare con te su tua madre. Mi fai morire quando ti arrabbi, te lo giuro, ma voglio che sia chiaro sin da subito che non sono il genere di persona che va infilarsi in un triangolo ..."
"Triangolo?"
"Sì, triangolo. Sono più tipo da ... retta", e per suggellare le sue parole, disegna una retta immaginaria di fronte a sé, "... due punti, una retta. Capisci?".
"..."
"Niente triangoli."
"..."
"E poi ... in questo momento voglio solo pensare al basket ...", sfugge al confronto, tornando a concentrarsi sulla strada, "Nient’altro".
"Sì."
"T’infastidisco?"
"No."
"Ma infastidisco Sakuragi."
"..."
Respira a lungo in attesa che Rukawa riempia il silenzio con le parole. Sorride sereno, poi si stacca dal palo e si allontana ricalcando i suoi passi: "Buon rientro a Chitose. Metticela tutta!", non si aspetta risposta per cui prosegue tranquillo.
"Sendoh aspetta."
Si volta con le labbra distese e il taglio che ha ripreso a tingersi di rosso.
Proprio non vuole saperne di cicatrizzare!Kaede gli porge la mano, distendendo il braccio fra loro: "Buona fortuna per il Campionato Invernale. Stai molto attento a Goto".
Akira la stringe con presa sicura, l’animo pronto e la voglia di vincere infine ridestata: "Grazie. Lo sistemerò anche da parte tua". Poi, si piega in avanti avvicinando il viso a quello dell’altro ridacchiando impudente: "Scommetto che tuo padre è piuttosto severo. Sbaglio?".
"Hn?"
Si risolleva con un ghigno beffardo, indicandosi il collo poco sotto l’orecchio sinistro: "Se fossi in te, mi coprirei meglio. Hai un succhiotto bello grosso proprio qui ...", allarga il sorriso all’avvampare dell’altro.
"Chi l’avrebbe mai detto! Rukawa e Sakuragi! Da non credersi ..."
Indietreggia infilando le mani in tasca, cercando con tutto l’autocontrollo che possiede di non sciogliersi in una fragorosa risata, ma il kohai non gli è d’aiuto. Kaede si porta una mano sul collo, goffo e impacciato, più rosso di una fragola matura: "...
mpf ... immagino possa essere difficile da spiegare, soprattutto se prima hai detto ai tuoi che sei stato tutto questo tempo a casa di un amico ...".
Ora, il numero otto perde ogni sfumatura del vermiglio: restano solamente il pallore delle gote e il nero delle iridi smarrite, quasi spaventate. A questo, Akira non si trattiene più e scoppia in un’assordante sghignazzata che aumenta sotto all’
idiota sibilato a denti stretti dell’altro.
Mentre si allontana, calmo e serafico, le sue risa riecheggiano ovunque fra le strade deserte, rimbalzando nel campetto vuoto. Superatolo, si volta ma Rukawa è già sparito oltre il buio dell’incrocio.
"A presto, campione!"
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Frena la corsa al vibrare del telefonino, si piega in avanti poggiandosi pesantemente al basso cancelletto di casa, il cuore che percuote il petto quasi con dolore e i polmoni che bruciano per lo sforzo.
"Maledizione a Sendoh e alle sue cazzate!"
Inspira a fondo, prima di sfilare il cellulare per adombrarsi ancora di più.
"E accidenti anche a lui! Non poteva fare più attenzione?!"
Apre il messaggio in arrivo, sorridendo timido.
"Buona notte, kitsune!"
Poggia il display alle labbra baciandolo tiepidamente, volge lo sguardo al cielo ma le stelle permangono nascoste dalle luci della città.
"Domani potrò rivederle. Non c'è fretta."
Risponde svelto, invia, poi si chiude con maggior attenzione la giacca fin sotto il mento. Rassetta i capelli, ringraziando gli Dei per non averli ancora tagliati, sperando che bastino a coprire il segno sul collo, e infine si dirige calmo solo all’apparenza sul vialetto di casa ...
"Buona notte, do’aho! E controllati il collo, idiota!!!!!"
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Domenica 19 novembre.
Quarantun giorni al loro prossimo incontro.
Quarantaquattro senza essersi potuti toccare.
Solo una settimana di ritardo ...